mercoledì, novembre 25, 2009

come dio comanda

Già ho avuto modo di dirlo: se nella storia di Stefano Cucchi c'è un qualche aspetto positivo, per quanto tutto sia relativo davanti ad un dramma come questo, è la reazione della destra governativa. Vuoi vedere che seppur a rilento stiamo diventando un Stato di Diritto come Dio comanda?

"Stefano allora è diventato un eroe “di fatto”, potremmo dire. Un eroe suo malgrado, come tanti in un’epoca in cui le guerre non si fanno più ma si subiscono. Un eroe insieme e grazie alla sua famiglia che con coraggio e determinazione ha portato davanti a tutti l’evidenza di una storia dai tratti parossistici. Una storia paradigmatica, però, che preannuncia forse un cambio di registro non solo nel mondo delle carceri ma anche nell’approccio della società verso alcune categorie che troppo sbrigativamente vengono derubricate come “emarginate”. Vuoi che siano ragazzi con problemi connessi alla droga, o con problemi di violenza o immigrati: sempre “persone” sono e da tali devono essere trattate. Stefano, insomma, ha costretto tutti a fare i conti con i limiti che uno Stato occidentale deve porsi nella gestione dell’ordine pubblico"

[Fondazione Fare Futuro]

martedì, novembre 24, 2009

il prezzo della fama

"Faccio una fatica enorme a proteggere il buon nome dell’Italia quando nelle conferenze stampa [...] da qualche mese all’estero non si parla d’altro. Vi sembra possibile? Veniamo dipinti solo come dei gran voglioni e furbetti"

Laura Pausini si lamenta di quanto sia difficile in questo momento storico portare alto il nome dell'Italia nel mondo. Rimango stupito dallo stupore della Laura. Bellezza, proprio tu dovresti saperlo: questo è il prezzo da pagare se vogliam una rockstar a Palazzo Chigi!

wanna be a rocksta'





















«Ciò che conta, per noi, è che quest'anno la votazione sia avvenuta all'unanimità, per evidenti meriti dovuti a uno stile di vita per il quale la definizione di rock&roll va persino stretta. I Rod Stewart, i Brian Jones, i Keith Richards dei tempi d'oro sono pivellini in confronto. La «Neverland» di Michael Jackson è una mansardina in confronto a Villa Certosa, e via così. I comportamenti quotidiani di Silvio - prosegue Antonelli - la sua furia vitale, il suo stile di vita inimitabile, gli hanno regalato, specie quest'anno, un'incredibile popolarità internazionale»
[RollingStone Italia, Dicembre 2009]

In Europa non contiamo nulla e perdiamo parecchi negoziati, ci lasciamo forse sfuggire una carica dopo l'altra e ci facciamo pure ridere in faccia, ma in conpenso abbiamo un presidente rockstar. Vuoi mettere?

PS.: Comunque la scelta di RolligStone oltre ad essere appropriata, è stata davvero geniale. In questo modo si sono assicurati una grande pubblicitá.

domenica, novembre 22, 2009

non un cagnetto















(Non son il vostro cagnetto, Foto di Flickr.com)


"Vogliamo tranquillizzare alcuni (e scorraggiare altri): il futuro ex-primo ministro belga Van Rompuy non sarà il servile cagnetto degli Stati membri. Non si tratta di un novellino che ignora il modo in cui trovare il compromesso fra Stati i cui interessi divergono ed i cui dirigenti hanno un ego considerevolmente sviluppato"

(Editoriale del quotidiano belga, La Libre Belgique)

sabato, novembre 21, 2009

non tutti i giorni

Su El Paìs di ieri in prima pagina della sezione culturale è stato pubblicato un articolo che ricordava i vent'anni dalla scomparsa di Leonardo Sciascia. Vista dall'Italia questa cosa può sembrare scontata. Vista da qui proprio no, dato che non tutti giorni capita di trovarti un articolo a piena pagina a ricordare un italiano, per quanto grande esso sia stato (era il caso di Sciascia). Fra europei si conosce ancora piuttosto male.

ronf, ronf italia



"A nessuno é sfuggita l’inquadratura prolungata di Berlusconi in piedi, nascosto nel mezzo del gruppo di celebrazione, mentre ronronnava a occhi chiusi davanti ai resti del muro. L’Italia schiacciava un pisolo alla faccia dei tedeschi riuniti. Chissà, forse sognava quegli ex che la caduta del muro ha lasciato nudi in mezzo alla campagna. Nudi ma non poveri, almeno in fatto di gas" (JEFF, un commentatore del blog Straneuropa)

giovedì, novembre 19, 2009

sorry massimo



[Occasioni mancate, foto di Flickr]

E' andata cosí. Ma davvero uno ci credeva? Certo che se l'anno prossimo perdiamo pure la battaglia per la guida della BCE, e sará tosta con la Merkel schierata in prima fila per difendere il suo pupillo, mi chiedo che argomenti useranno Frattini ed il Scilvio per giustifcare l'ennesimo schiaffone.

Ragazzi che ci volete fare! È la grandeur della diplomazia berlusconiana. Capace di intessere relazioni speciali con partner come la Turchia e la Russia. Assolutamente incapace di contare in Europa (con dei distinguo, di cui parleró, che però se son di destra non sono certo di matrice berlusconiana).

Nel frattempo cerchiamo di digerire l'ennesima occasione mancata, per l'Italia (perdente as usual) e per l'Europa (con una Sig.ra "Nessuno" come ministra degli esteri europea).

è già domani in Europa



















(Van Rompuy for President? Foto presa da qui)


In questo preciso momento i capoccia di mezza Europa stanno seduti attorno ad un lungo tavolo ovale, per decidere quali saranno le prossime facce dell'UE. C'è il forte rischio di una soluzione di compromesso al ribasso, con dei Signori Europa grigi, noiosi e senza nessuna ambizione europeista.

L'accoppiata migliore sarebbe Verohfstadt-Amato. Uomini con una visione europeista chiara. Non sarebbero dei fantocci nelle mani dei grandi. Anzi, saprebbero dare il proprio impulso. Sta di fatto che se il secondo è stato menzionato nel corso degli ultimi giorni, il primo è inviso agli inglesi, e questo probabilmente per il suo talento politico e per la sua posizione europeista (basti pensare che il suo ultimo libro si intitolava "Gli Stati Uniti d'Europa"). D'altra parte Blair già riuscí a farlo fuori nel 2005, appoggiando il "suo" candidato: Durao Barroso.

La mia seconda scelta sarebbe un altra accoppiata italo-belga quella Van Rompuy-D'Alema. Sarebbe una soluzione di compromesso. Non emozionante come la prima, ma fatta di uomini europeisti senza nessuna voglia di farsi trattare come dei pupazzetti dai vari capi di governi.

Detto questo, non si sa bene cosa accadrá. Gli ultimi giorni si è sentito di tutto. Candidati per tutti gusti: Rumeni, Irlandesi, Lettoni, Svedesi, Finlandesi, Spagnoli last minute, Estoni autocandidati, Francesi come asso nella manica, Lussemburghesi ed un sacco di Inglesi (Balir, Milliband, Mandelson e poi Ashton). Ragazzi, mancava solo che candidassero Topo Gigio ed Asterix. Non è stato un bello spettacolo. Il mondo corre ed i nostri damerini litigano. Non si sono resi conto che non siamo più il centro del mondo (o forse non volgiono rendersene conto).

Ora si vocifera pure che la candidatura lettone stia crescendo. Non ci credo.

Alle 21h30 (prima) conferenza stampa. Fumata nera o Fumata bianca?

PS.:Avete sentito l'argomento del FT che se la prendeva con D'Alema per non parlare l'inglese come loro. Mi sa che non hanno ancora capito che l'UE non è il Commonwealth. E che i loro governanti neanche brillano tanto quando si tratta di parlare altre lingue europee.

PS.: E poi, vogliamo parlare dei governi dell'est che stanno strorcendo la bocca per la candidatura del "comunista" D'Alema? Ma scusate ma come la mettiamo allora con i loro gattopardi di governo ex-comunisti che si sono succedduti al potere dalla caduta della cortina di ferro?

Sorry per il provincialismo di questi ultimi post scriptum, ma dovevo togliermi un paio di sassolini...

mercoledì, novembre 18, 2009

l'europa di domani

Domani si sceglieranno le nuove facce dell'Europa. D'Alema, Van Rompuy, Blair, Ashton, Freida-Veiberge, Gonzalez, Balkanende. Non si sa. Il rischio è che si scelgano i volti piú grigi possibili, cosi che gli Stati Nazioni europei, nani della scena mondialñe potranno giocare a fare i Grandi , illudendosi. Spero che verranno nominate personalitá europeiste e non diafane. 'na parola...

Quanto a D'Alema, beh se c'è una cosa positiva in tutto questo è che la sua candidatura ha generato un dibattito sull'UE e sull'Italia. E questo dibattito poteva essere generato solo da una candidatura forte. Altrimenti la stampa ed i media se ne sarebbero totalmente disinteressati. Come sempre. E non sarebbe stato un bene.

il treno che parte

europa lontana


Il viaggio in Asia di Barack Obama apre una fase totalmente nuova per l’economia e la politica mondiale. Per rendersene conto può essere utile aprire una carta geografica del mondo e cercarvi le Hawaii, dove il presidente Obama è nato 48 anni fa. Piantate in mezzo al Pacifico, queste isole distano circa 8000 chilometri da Washington e 8500 da Pechino. Mentre l’Europa si trova a circa 12 mila chilometri. L’Europa è uno dei luoghi geograficamente più lontani dalle Hawaii [...]

La nuova Asia che Obama ha davanti non è quella che produce magliette a prezzi stracciati, ma quella le cui esportazioni elettroniche sono più del doppio di quelle americane, che sa costruire treni ad alta velocità e mandare astronauti nello spazio e che crea più di metà del software del mondo. In un recente libretto, un noto intellettuale francese, Alain Minc, ha avanzato l’ipotesi che entro breve tempo tutti i premi Nobel possano essere conferiti ad asiatici.

La nuova politica americana parte dalla presa d’atto di questa situazione e dalla volontà degli Stati Uniti di partecipare - senza far giocare più di tanto le superiori dimensioni dell’economia americana quasi certamente destinata a essere tra breve raggiunta dalla Cina - a questo nuovo orizzonte e alle prospettive che così si aprono alla stessa America e al mondo. [...]

L’Europa, per la prima volta da tempi immemorabili, non viene neppure formalmente invitata al tavolo dei grandi. Di fronte a un simile dinamismo e a quest’ampiezza di visioni si scopre vecchia, stanca e divisa. E’ bastata l’opposizione testarda di un pugno di elettori irlandesi e del presidente della Repubblica Ceca a bloccare a lungo un progetto di costituzione, che non è certo il più elevato esempio di quella democrazia che gli europei spesso considerano il miglior prodotto della loro civiltà. All’interno dei singoli Paesi, una selva di interessi - sicuramente legittimi ma minoritari - blocca trasformazioni che possano davvero garantire lavoro per i giovani e pensioni per gli anziani: gli oppositori dell’alta velocità, gli agricoltori per le vie di Bruxelles, gli scaricatori dei porti, i membri di ordini professionali che non gradiscono concorrenza hanno finora fatto prevalere le visioni «corte» rispetto alle visioni «lunghe» che vanno di moda nel Pacifico.

Discuteranno del futuro di tutti, compreso il nostro, senza di noi. Il prossimo «governo» europeo (ancora sfornito di veri poteri) ha un compito molto difficile e, al suo interno, particolarmente gravoso e cruciale sarà il mandato del ministro degli Esteri, che potrebbe essere un italiano. In ogni caso, da qualunque Paese provenga, non possiamo che augurarci che sia all’altezza dei tempi nuovi"

[Mario Deaglio, La Stampa]

lunedì, novembre 16, 2009

la sinistra italiana e l'europeismo: ultima

Parlando dell'europeismo della sinistra italiana chiudo il mio trittico con questi pezzi scelti da un aritcolo pubblicato qualche mese fa su Il Manifesto, giacché secondo me un'articolo europeista di questo tipo assai difficilmente apparirebbe su giornali e riviste di altre testate europee legate alla cosidetta sinistra antangonista. Insomma per una volta possiamo dirlo Viva l'Italia. Ora pero', dopo i post autocelebrativi, poche seghe ed al lavoro:

"A proposito dell’Unione Europea la sinistra dovrebbe avviare una seria riflessione autocritica. Per anni essa ha lamentato, giustamente, il deficit di democrazia dell’Unione generato dalla grande quantità di poteri e competenze trasferiti ad organi, come la Commissione e il Consiglio dei ministri, scarsamente rappresentativi e, soprattutto, sottratti ai limiti e ai vincoli imposti dalle costituzioni nazionali. Ma questa diagnosi si è poi tradotta, di fatto, in un’opposizione al processo costituente europeo, alla cui battuta d’arresto, soprattutto in Francia, la sinistra ha contribuito in maniera decisiva. Certamente il Trattato costituzionale europeo bocciato nel 2005 dal “no” referendario francese e olandese aveva molti difetti, il principale dei quali era quello di consistere in un testo pletorico e illeggibile che includeva, accanto alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione approvata a Nizza nel 2000, il vecchio trattato di Maastricht e poi di Amsterdam che disegnava – e tuttora disegna - un’Europa liberista basata unicamente sul mercato comune [...] Al di là delle intenzioni dell’elettorato di sinistra, esso ha insomma segnato, di fatto, la vittoria dei nazionalismi e dei sovranismi e perciò del sabotaggio del processo, certamente fragile e difficile, di costituzionalizzazione dell’Europa"

"L’integrazione europea, in quanto fattore di pace e di uguaglianza; come ogni processo di integrazione sovranazionale, essa è comunque un antidoto ai nazionalismi, ai localismi, ai razzismi e agli egoismi regionali che stanno prosperando e sviluppandosi, soprattutto in Italia. In secondo luogo per sottrarre l’Europa all’attuale dittatura dei mercati, che resterà tanto più forte e incontrastata quanto più debole sarà l’integrazione giuridica e politica dell’Unione. Giacché un mercato comune senza integrazione politica implica inevitabilmente l’opposizione di ciascuno Stato, a tutela della propria economia dalla concorrenza straniera, contro le politiche sociali e di intervento nell’economia degli altri Stati. Aiuti statali alle imprese, tutela dell’occupazione e politiche sociali suppongono insomma lo sviluppo di una sfera pubblica e di un costituzionalismo democratico di tipo europeo"

"Il (...) rafforzamento del costituzionalismo democratico proviene dall’introduzione di un doppio livello di garanzie dei diritti fondamentali. L’art.6 del Trattato di Lisbona, infatti, “riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 7 dicembre 2000”, cui attribuisce “lo stesso valore giuridico dei Trattati”. E l’art.53 della Carta afferma che “nessuna disposizione della presente Carta dev’essere interpretata come limitativa o lesiva dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali riconosciuti”, oltre che dalle varie convenzioni internazionali, “dalle costituzioni degli Stati membri”. La competenza della Corte di giustizia di Lussemburgo ne risulterebbe così allargata alle violazioni dei diritti stabiliti dalla Carta, aggiungendosi, come un ulteriore controllo di costituzionalità, alla giurisdizione delle Corti costituzionali statali, e offrendo perciò ai diritti fondamentali un secondo livello di garanzie. E anche questo, in tempi come quelli che stiamo vivendo, equivarrebbe a un freno prezioso alle derive in atto nel nostro paese".

[Luigi Ferrajoli, Il Manifesto]

sinistra avanguardista. sinistra europeista

Insomma a proposito di italiani che si autocriticano senza riconoscere i propri pregi, veniamo al dunque: in Italia si lamenta spesso di avere una sinistra autistica, anacronistica, irresponsabile e rinchiusa su sé stessa. Non mi riferisco a quella cosidetta di governo, ma piuttosto all'altra, quella chiamata "sinistra antagonista", quella che ha cercato e cerca di essere al contempo "di lotta e di governo". Insomma parlo di sinistra rifondarola e dintorni. La quale oltre alla sua bella dose di difetti e di colpe (a partire dall'irresponsabile affossamento del primo governo Prodi) si porta addosso pure qualche qualitá.

Ebbene sí, pure il comunismo italiano nel suo anacronismo novecentesco, se lo si guarda bene appare anni luce avanti rispetto ad altri compagni europei. La nostra sinistra, principalmente per merito di Berlinguer, fu capace di passare il guado che altre formazioni comuniste europee non hanno mai saputo ne voluto passare. Quello che divide un certo nazionalismo di sinistra dall'europeismo.

Se altre formazioni comuniste europee (Francia, Spagna, Belgio) si sono sistematicamente opposte all'integrazione europea, esprimendo una posizione quasi monolitica, questo non è stato il caso della sinistra antagonista italiana. La quale seppur in alcuni casi abbia espresso e continui ad esprimere una sua forma di disappunto, non è caduta nella trappola dei loro compagni europei, i quali ostinati nella loro critica eurofoba non hanno voluto vedere che l'integrazione europea non è in sé di destra o di sinistra ma si tratta più semplicmente di un percorso nel quale si cerca di imparare a convivere tra popoli e nazioni che si sono fatti la guerra fino all'altro ieri.

Il guaio è che l'unica alternativa che riescono ad offrire le suddette sinistre europee è il vecchio stato-nazione edulcorato da un vago sogno internazionalista. Ricordo certi slogan agghiaccianti durante la campagna referendaria francese sulla cosidetta costituzione europea. Ricordo pure che i comunisti francesi arrivarono financo ad opporsi all'entrata della Spagna e del Portogallo nel mercato cvmune, nel timore che i pezzenti del sud averebbero potuto rovinare ed affamare i buoni operai francesi.

Ebbene, nel mondo della sinistra "antagonista" nostrana si riesce a parlane di europeismo in un modo in cui gli altri compagni europei risultano incapaci. Fare l'Europa e concludere trattati che rafforzino la cooperazione istituzionale non sono un male. Anzi. Se si vuole costruire un'Europa di sinistra, invece del no a tutto, bisogna continuare in questa direzione ratificando i trattati e lavorando per rafforzare il cosidetto lato sociale. L'Europa diversa si fa con degli "a favore " e non solo a botte di "contro", e questo la sinistra italiana l'ha capito molto prima delle sue sorelle.

italica autoderisione: un pregio od un difetto?

Spesso si dice che noi italiani ci si getta merda da soli e si è incapaci di apprezzare il proprio talento e le belle cose che sappiamo, cosa vera a metá. Perché se è vero che siamo particolarmente propensi a criticarci (cosa che i francesi e gli spagnoli per esempio non riescono a fare oltre un certo limite), è pure vero che anche noi ci sappiamo abbandonare alle nostre ubriacature autocelebrative. Ubriacature un po' ridicole e guascone ma pur sempre ubriacature. Insomma sbronze autocelebrative a parte, è evidente che qualche pregio va riconosciuto agli italiani. A partire dalla nostra capacitá di autoderisione che ci rende un pochettino più aperti agli altri e meno immedesimati (ma non esageriamo).

politica economica europea (europeismi)

"Se Obama può disporre di una leva fiscale omogenea, l’Europa non è in grado di farlo, Non esiste infatti una politica fiscale europea. Non esiste un budget europeo, né una spesa pubblica europea, né un’omogeneità della tassazione. In altre parole non è possibile predisporre una finanziaria europea, in grado di contrastare gli effetti della crisi, come è invece possibile per l’amministrazione Usa".
[Andrea Fumagalli , Il Manifesto]


"Oggi l’ Europa è un «zona economica» di oltre mezzo miliardo di persone che costituisce, quanto a Prodotto interno lordo aggregato, il primo mercato del mondo. In conseguenza di questi assetti strutturali, tale mercato, sottratto all’esercizio di una politica economica o monetaria pubblica, è il paradiso per le imprese multinazionali che infatti dettano lo spartito delle riforme, cercando di purificarlo da qualunque residuo della politica".
[Ugo Mattei, Il Manifesto]


Insomma se con l'introduzione dell'Euro è stato fatto un passo importante, è oramai chiaro che un'unione monetaria europea senza una politica economica propria è un po come un elefante, o forse piuttosto un ghepardo con tacchi e spillo: il potenziale è enorme, ma così non può correre come dovrebbe. Per garantire una "governance" regionale all'altezza del suo ruolo, i paesi dell'Euro devono dotarsi di una politica economica comune. In assenza di tale politica, non saranno certo i cittadini europei a trarre vantaggi da questa siutazione, nei governi che fondamentalemnte dovrano continuare ad reagire in ordine sparso.

domenica, novembre 15, 2009

la banca europea (europeismi)

"Senza la Banca Europea, la crisi sarebbe certo stata peggiore per tutti noi, per tutti i paesi dell’UE, e per buona parte di quelli che più o meno gli stanno attorno. Ma [...] una Banca Europea senza una politica economica e fiscale, senza un’azione finanziaria e sociale comune, non è solo un gigante dai piedi d’argilla ma un ricco coglione obnubilato dalla sua ricchezza"

[Toni Negri, Il Manifesto]

venerdì, novembre 13, 2009

pane al pane (europeismi)

In questa fase di negoziati Andrea Mammarella parla delle pretese europee del Regno Unito e dice le cose così come stanno. Insomma se gli inglesi non sono certo la causa di tutti i mali dell’Unione Europea, è evidente che il loro zampino ce l’hanno messo:

"C’è da chiedersi in base a quali valutazioni storiche, politiche ed economiche il governo di Londra si consideri accreditato a designare le candidature alle due maggiori cariche dell’Unione Europea.

Negli anni ’70 quando la Comunitá Europea era in fase di costruzione i federalisti auspicavano l’ingresso inglese in Europa, allora ostacolato dai vecchi gollisti, come uno degli avvenimenti che avrebbero permesso il decollo definitivo di un progetto federalista

Gli inglesi allora si distinguevano nel frenare iniziative dirette ad alimentare l’integrazione del continente e si adoperavano a diluire attraverso la politica dell’allargamento lo spirito originario della comunitá. La Tatcher paralizzerà per anni l’evoluzione delle istituzioni europee fino a quando non riavrá indietro il suo denaro. Londra ostacolerá la creazione dell’euro a cui presto o tardi sará costretta ad aderire per le difficoltá della sterlina a reggere il peso di un debito crescente […] Tra i governi più screditati negli utlimi anni in patria, quello Brown è il meno accreditato per dare all’Europa gli uomini che le servono per uscire dall’impasse in cui è rimasta per troppo tempo".

[Andrea Mammarella, Il Messaggero]


PS.: Se volete leggere l'articolo nella sua integralitá, andate qua.

mercoledì, novembre 11, 2009

il vero bluff (europeismi)

"(E') giusto allora affermare, come è stato fatto, che «l’Europa è un bluff»? Niente affatto: l’Europa esiste, caratterizza la nostra economia, la nostra legislazione, permea la nostra vita. Il bluff non è rappresentato né dall’idea di Europa né da quanto è stato realizzato sinora. Il bluff sono i leader europei di oggi, l’assenza di una visione politica, gli egoismi nazionali che rischiano di renderci irrilevanti nella nuova governance mondiale in via di costruzione, la distrazione delle forze politiche nazionali, la debolezza e la miopia di quelle europee. Non si tratta di istituzioni, si tratta di politiche e politici"
[Sandro Gozi, Europa]

tutti nani (europeismi-prima)

"L’UE appare debole e irresoluta sulla scena internanzioanle, ció accade perché i suoi membri sono miopie divisi [...] Continua a pesare negativamente l’illusione di contare da soli, solidamente mantenuta dai nostri lider politici. Mentre senza l’Unione siamo tutti dei nani"
[Stefano Micossi, Il Sole 24 Ore]

PS.: Inauguro cosi una serie di citazioni, prese qua e là, che permettano odi far riflettere sull'Europa, sul suo presente ed il suo futuro

un 4 novembre diverso



Ieri leggendo un giornale ho scoperto che in qualche modo quest'anno si è celebrato il 4 novembre, giorno che segna l'anniversario dell'armistizio fra Italia ed Austria. Quel giorno finiva per l'Italia la Prima Guerra Mondiale. Per volonta del ministro della difesa è stata istituita una giornata delle forze armate, nonché festa dell'unità nazionale.

Sinceramente penso che il fatto che quel giorno fosse passato nel dimenticatoio della storia italiana non era un bene: non soltanto per il fatto che non si ricordassero i migliaia di soldati morti in combattimento, ma perché è un male non ricordare i massacri che si sono compiuti in Europa, per secoli terra di guerre e di conquiste.

Se fosse stato per me, se avessi avuto voce in capitolo, se fossi stato in consiglio dei ministri, beh avrei sí appoggiato il recupero del 4 novembre ma come festa dell'Europa o della pace o del ricordo, chiamalo come vuoi. E poi avrei lasciato che il 2 giugno si celebrasse la festa della forze armate. Insomma stavolta tocca dire bravo a Larussa, ma solo a metà.

Dimenticare le guerre ed i morti che si sono lasciate dietro equivale a banalizzarle. Se vogliamo costruire un'Europa forte basata sulla pace, la solidarietà e la fratellanza non possiamo permetterci di dimenticare le cose. Perché l'idea di Europa a cui oggi ci ispiriamo, è nata anche li, su quei campi battaglia, dove vicini si trovavano a spararsi l'un l'altro. E ricordarlo aiuta a non dare tutto per scontato (che si vive in pace, che si passa la frontiere senza passaporto, che si puo' andare a lavorare in un altro paese senza permessi, ecc).

Se non facciamo tutto questo il rischio è di buttare a mare tutti gli sforzi che sono stati fatti per costruire un'Europa diversa da quella che abbiamo conosciuto fino a 50 anni fa: un'Europa unita.


lunedì, novembre 02, 2009

no man's land aquilana



Sette mesi dopo cosi si presenta il centro dell'Aquila. Le rovine ed i calcinacci non sono ancora stati rimossi. E' stato fatto molto, è vero ma un cuore aquilano come il mio, oltretutto molto legato al centro storico, non puo' non rimanere dispiaciuto vedendolo trasnformato in un no man's land dove non s'è manco riuscito a spazzare le montagne di rovine, che quindi rimangono li a complentare questo paesaggio da day after. Pare che sia cosi' per varie ragioni, o meglio interessi, cosi' si vocifera a L'Aquila (non che m'invento nulla, i vigili del fuoco cosi' raccontano)

domenica, novembre 01, 2009

la maglietta ed il campione



Qualche giorno fa sul Manifesto, ho letto una storia che mi è piaciuta assai. Quella di una maglietta. La raccontava lo scrittore Roberto Ferrucci parlando dell'ultimo documentario di Mimmo Calopresti "La maglietta rossa" dedicato ad Adriano Panatta ed alla camicia che indosso quel giorno del 1976 a Santiago del Cile:



"Quella maglietta rossa se ne sta, credo, insieme alla blu e alla verde, dentro a uno scatolone nel magazzino dei miei. Scolorite, immagino, sia dagli anni che dai molteplici lavaggi. Comprate grazie all’accumulo di paghette settimanali e qualche raro bel voto a scuola, in piena adolescenza e, naturalmente, a quell’età, in piena emulazione. Era il 1976, l’anno di Adriano Panatta. La maglietta verde e la blu trionfarono per un’intera estate, da maggio in poi, l’una sostituiva l’altra appena entrata in lavatrice. Erano le stesse magliette (solo qualche misura e tanta classe in meno) che Adriano Panatta indossò al Foro Italico e al Roland Garros di quell’anno, i due tornei che vinse uno dietro l’altro, i due più importanti in terra battuta [...] In tv, le partite erano in bianco e nero, e le magliette di Panatta, gamme differenti di un perpetuo grigio. Ciononostante è a colori il ricordo della tensione provata e vissuta minuto per minuto nell’assistere a quelle lunghissime sfide nella piccola televisione in bianco e nero di casa [...] La maglietta rossa invece fu sfoggiata per l’intera primavera estate successiva alla vittoria della Coppa Davis contro il Cile nel dicembre del 1976, quando, grazie alla pubblicazione di qualche foto finalmente a colori della vittoria a Santiago, fu chiaro che Adriano Panatta aveva scelto quel colore da indossare nella finale. Finale peraltro invisibile, trasmessa solo alla radio, ascoltata la sera tardi, per via del fuso orario, per rendersi poi conto che non c’è nulla di più assurdo che una radiocronaca di tennis. Fino a qualche giorno fa pensavo che la scelta di quel colore fosse stata fatta dallo sponsor, per alimentare le vendite, visto che le verdi e le blu erano ormai andate a ruba fra i ragazzini appassionati di tennis. Serviva qualcosa di nuovo e perciò via col rosso. Inoltre la finale si giocò pochi giorni prima di Natale [...] Forse, però, ha ragione Adriano Panatta. Fa bene, lui, ad aver scelto di raccontarcela solo oggi, quella storia. Perché la storia della maglietta rossa, nell’Italia incarognita e disgustosa che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi, è una piccola ma importantissima lezione di storia da dedicare ai mistificatori e ai revisionisti. Quella maglietta rossa, oggi lo sappiamo, ha dato fastidio ai dittatori cileni più di cento cortei e di slogan. E oggi, al pari forse dei calzini turchese del giudice Mesiano, dovrebbe essere indossata ogni volta che l’arroganza e l’ignoranza di un potere ottuso liquida come comunista chiunque osi criticare, controbattere, replicare, accusare. Perché il colore di quella maglietta, oggi come allora, ha un significato, un valore e una forza che nessuno può cancellare"

la forza dell'asse pigliatutto ed i piagnistei italo-spagnoli















"Siamo la coppia piu' bella d'Europa", foto by Flickr.com


Il mercoledi, subito dopo il giuramento del suo nuovo governo, Angela Merkel, ha preso l'aereo e si è diretta a Parigi per andare a trovare Nicolas Sarkozy. Restituiva cosi', la visita che il presidente francese fece nel 2007, il giorno stesso del suo giuramento.

E' una visita carica di simboli, che sta a significare l'importanza dell'Europa per la cancelliera tedesca e per il presidente francese.

Ora, fuori dalla Francia e dalla Germania si lamenta la strategia dell'asse franco-tedesco (sorta di asso pigliatutto), pero allo stesso tempo si risulta incapaci di creare dinamichi simili. Per fare un doanda? Cos'hanno fatto Aznar, Zapatero, Berlusconi, Prodi e gli altri il giorno del loro insidiamento. Furono capaci di prendere un aereo e di recarsi in un paese vicino per manifestare l'importanza che aveva ai loro occhi il processo di integrazione europeo? La risposta la conosciamo.

Quella visita, è ricca di significati, ed agli occhi dei cittadini vuole significare l'importanza della costruzione europea. Con tutti i loro difetti Sarkozy e Merkel hanno saputo farlo.

I nostri primi ministri invece? Si', si', quello che volete, si saranno sicuramente spesi per la "cosa europea" ma non sono stati capaci di gesti simili. E' inutile lamentare l'egoismo del forte asse pigliatutto franco-tedesco, e continuare a piagnucolare. Inutile puntare il pugno sul tavolo. Bisogna prendere l'iniziativa ed offrire alternative.

l'incubo

Non posso nascondere il io profondo turbamente davanti alle foto del cadavere di Stefano Cucchi. Questo è incubo. Ieri sera mentre mi recavo in bici ad un appuntamento, ho visto delle persone, piuttosto innocue che si stavano rollando una canna. Ecco non potuto non ripensare a questa storia assurda. A questo incubo.

Le uniche due cose positive in questa faccenda, ammesso che si possa parlare di lati positivi davanti ad un tragedia di questo tipo sono da un lato la reazione della rete e l'effetto tam tam che né impediscono l'insabbiamento e da un'altro la controreazione della maggioranza di governo, che finalmente, dopo le prime uscite, riscopre la fondamentale importanza dell'habeas corpus:


«Troppe cose inspiegabili. Negli ultimi tempi a Roma sono accadute troppe cose strane e non si può archiviare tutto con superficialità. Un giorno le mele marce, un giorno un’altra vicenda. Siamo purtroppo in un brutto momento» (Maurizio Gasparri, La Stampa)