lunedì, dicembre 25, 2006

lettera aperta al vicario

Lettera Aperta al Vicario di Roma
SegreteriaGenerale@vicariatusurbis.org

Caro Vicario,

come mai tanta rigidità verso PierGiorgio Welby, nei confonti del quale ci si attiene ad una stretta interpretazione negandogli il sacramento del funerale?

Ma con il Sr. Augusto Pinochet Uriarte, recentemente scomparso in Cile, non ci si é tanto preoccupati, delle migliaia di assasini commesi conscientemente e apparentamente senza pentimento alcuno da parte del responsabile stesso.

Welby a differenza di quanto abbia fatto il Sr. Pinochet Uriarte, non ha scelto la propria condizione di malato di lunga degenza.

Il suo problema e la sua tragedia é stata rappresentata dal fatto che nello Stato Italiano non esiste una vera terapia del dolore.

Corduali Saluti & Buon S. Natale

Amen

«In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325)».

mercoledì, dicembre 20, 2006

Identitá

Spesso la gente mi chiede chi sono. Se mi sento italiano, francese, basco o spagnolo. Penso che la migliore risposta possa venire dalle parole dello scrittore Amin Maalouf:

« Depuis que j'ai quitté le Liban pour m'installer en France, que de fois m'a-t-on demandé, avec les meilleures intentions du monde, si je me sentais "plutôt français" ou "plutôt libanais". Je réponds invariablement : "L'un et l'autre !" Non par quelque souci d'équilibre ou d'équité, mais parce qu'en répondant différemment, je mentirais. Ce qui fait que je suis moi-même et pas un autre, c'est que je suis ainsi à la lisière de deux pays, de deux ou trois langues, de plusieurs traditions culturelles. C'est cela mon identité... »

«Da quando ho lasciato il Libano per installarmi in Francia, quante volte mi hanno chiesto, con le migliori intenzioni, se mi sentivo "piuttosto francese" o "piuttosto libanese". Io rispondo sempre: "l'uno e l'altro!" Non per una questione di equilibrio o di equità, ma poiché rispondendo in maniera differente, mentirei. Cio' che fà che sono io e non un altro, é il fatto che io mi situo al confine fra due paesi, di due o tre lingue e di diverse tradizioni culturlai. E' questa la mià identità.....» [Estratto dal libro "Le Identitá Assassine"]

In un'intervista aggiungeva poi:

«Pour moi, l’identité est faite de nombreuses appartenances. Une personne doit pouvoir assumer tous les éléments de son identité; cela a été le credo que j’ai développé dans “Identités meurtrières»

« Per me, l'identità é fatta di numerose appartenenze. Un persona deve poter asumere tutti gli elementi della sua identità; questo é stato il credo che ho sviluppato nelle Identità Assassine »

venerdì, dicembre 15, 2006

Ascoltare x Parlare - Juppé

Qualche giorno fa ho visto un reportage realizzato durante " l'esilio " in Québec del politico francese Alain Juppé, protetto di Chirac ed ex-primo ministro. Quelle iimmagini tentavano di far trasparire l'uomo piu' che il politico.

Juppé riconosceva che uno dei suoi difetti in quanto uomo e politico é la fretta, l'impazienza, il voler fare tutto e subito. Raccontava che la moglie gli aveva fatto notare che quando qualcuno gli faceva una domanda, lui gli rispondeva subito interrompendolo, prima che la'ltro avesse finito di parlare. La moglie gli aveva fatto capire bisogna lasciare alla gente il piacere di farti la domanda e di esprimere cosí il proprio dubbio: se la vuoi capire davvero la devi ascoltare.

Questo si riallaccia a quanto dicevo l'altro giorno, spesso i politici, presi da una sorta di smania edonistica, sono piu' interessati a rispondere che ad ascoltare. Gli piace dare le loro soluzioni senza pero´ascoltare la gente. Come dicevo sono un pó come quei medici che ti danno una medicna senza neanche averti chiesto cosa hai esattamente. Curano senza fare una vera diagnosi.

Bravo Juppé che ha imparato ad ascoltare. E brava la sig. Juppé capace di sensibilizzare il marito.

Ma sará proprio vero?

Leggo questo articolo e non posso credere a miei occhi.

Se davvero le cose stanno cosí, e solo se é proprio vero, mi scappa quasi un complimento:
bravo sig. Silvio finalmente un po' di coraggio politico, sicuramente piu' del suo amico Francesco.

martedì, dicembre 12, 2006

Gioventu' in Movimento
















Avignon, Cortile di una scuola elementare, XII-2006

Pensiero Senza Pensieri

















"Non ho idee"
Avignon, Un Muro, XII-2006

umana precarietà
















"E se domani niente"
Avignon , Sul marciapiede di una strada (di Francia), XII/ 2006

Viste da Papi - 2 (Sguardi Incrociati)
















Avignon - Palais des Papes - 9/XII

Avignon en Bleu
















Avignon - Palais des Papes - Ore 13h30 - 9/XII

Ascoltare per poi Parlare

Ieri volevo inviare ad alcuni conoscenti il link di questa intervista rilasciata dal capo dell'ufficio legale del Ministero delle Pari Opportunitá : si spiegava che tipo di riconoscimento giuridico si vuole garantire alle coppie di fatto. Mi sembrava che quelle parole, cosi' calme, cosi' moderate e cos'i sensate, potessero rassicurare alcune delle persone che piu' diffidano di questo tipo di "unioni civili". Avevo indovinato. E cosi´oggi leggendo i quotidiani scopro che lo stesso Gianfranco Fini dopo aver letto quell'intervista si é dichiarato disposto a discutere la proposta.

E' questo quello che ci si deve aspettare da una classe dirigente che discuta senza chiudersi a riccio davanti alle proposte degli altri respingendo. Perché se quelle domande, che nel bene o male sono espressione di una parte della societá, rimangono inascoltate é sempre piu' grande il rischio di uno scollamento, di una frattura, fra una classe politica sempre piu' arrocata sulle sue posizioni ed la societá che questa dovrebbe rappresentare (é quella che in Francia viene chiamata "fracture sociale").

Tra l'accettare passivamente quello che sogna l'altro ed il non fare nulla, ci sono delle terre di mezzo (é la soluzione dell'asino =
vedi il post precedente). Io pretendo che una vera classe dirigente si sforzi di trovare quel punto di incontro invece di fomentare le divisioni e le "fratture". In ogni settore, in ogni momento.

Cio' che rimprovero di piu' alle classe politica é quello di non saper ascoltare la gente . Eppure e' cosi' importante. E' come se i politici rispondano ancor prima che la societá, la gente abbia finito di parlagli. Ma se non mi ascolti e vuoi parlare solo tu come fai a sapere di cosa ho davvero bisogno? Pensate ad un medico che vuole curarti senza farti dire che problema hai. Che razza di medico sarebbe?

Prima si ascolta e poi si discute. Stavolta dico: Bravo Fini.

Natura Magistra Vitae





















"Se le nazioni avessero il buon senso degli asini!"
Le nazioni e gli uomini che le compongono, aggiungo io.

Avignon - Cortile di una Scuola Elementare - 6/XII

lunedì, dicembre 04, 2006

Solo Io
















Pamplona-Iruñea 24/XI

Solo Io nel senso solo la mia identità. La scritta nella foto recita EHE, ossia Euskal Herria Euskaraz, i Paesi Baschi in Basco. Questa associazione altro non é che una delle tante dépendance (nelle fattispecie quella linguistico-radicale) che fanno capo ai radicali-indipendentisti. Ed ora, nel momento in cui sembra che il processo di pace tra i radicali-indipendendisti violenti ed il governo socialista spagnolo perda colpi, Batasuna, l'ala politica dell'ETA da ordine di seminare scritte varia per le città, fra cui queste qui. Una maniera di mettere la pressione sul governo, di pizzicarlo, di infastdirlo.

Nei Paesi Baschi si parla una strana lingua il basco, appunto. Questa lingua non ha nulla a che vedere con le lingue latine, ed a quanto pare nemmeno con la famiglia indio-europea. Da secoli i baschi hanno convissuto con le altre lignue, prima con il latino, poi con lo spagnolo ed il francese (si perché i Baschi vivono a cavallo fra due paesi, la Francia e la Spagna, proprio come il Tirolo diviso a metá fra Italia ed Austria)


Attualmente nella regione basca spagnola vige una situazione di bilinguismo officiale basco-spagnolo proprio come in Alto Adige con il tedesco e l'italiano. Si possono utilizzare le due lingue in tutti gli ambiti. Di fatto esistono radio e televisioni pubbliche che trasmettono in basco, scuole ed universitá pubbliche in lingua basca, negli ospedali e nell'amministrazione pubblica poi i funzionari devono parlare le due lingue (si proprio come a Bolzano).

Questa situazione di rinascimento della lingua basca altro non é la reazione alla cieca ed assurda politica di Franco che durante 50 anni aveva vietato e perseguito la lingua basca e tutti quelli che la praticavano in ambito pubblico (lo stesso trattamento fu riservato ai catalani).

Oggi peró ognuno é libero di parlarla.

Eppure c'é qualcuno che non é contento. Qualcuno che vorrebbe che tutto sia in Basco e che lo spagnolo non venga utilizzato. Una sorta di franchismo alla rovescia. Se quelli prima non volevano che si utilizasse il basco, ora questi altri non vogliono che si usi lo spagnolo.


Detto questo sottolineo la follia e l'insensatezza dell'azione del gruppo in questione. Basco, Francese e Spagnolo hanno sempre convissuto in questa regione. Cosí come era assurdo e totalitario il tentativo di Franco di fare sparire la lingua basca, lo é altrettanto l'idea (o se preferite "ideologia") di questo gruppuscolo che vuole che non si usi lo spagnolo. Si tratta di una sorta di falangisti della lingua al contrario ( i falangisti erano + o meno l'equivalente degli squadristi nostrani Franco si servi' inzialmente di loro per consolidare il proprio potere).

Dividere é facile il problema é unire. Questa é la vera sfida.
Chi ci riuscira marcherà la storia basca (ed umana).


"E' troppo comodo dividere ciò che sembra unito
bisognerebbe unire ciò che invece è diviso "
(Jovanotti ,"Non é ancora finita" - Capo Horn 1999)

Il vento e le montagne
















Nei pressi di Campo Imperatore - Settembre 2006

Amore Segreto
















Nei pressi di Campo Imperatore - Settembre 2006

Strade Vietate?
















Pamplona-Iruñea 24/XI


Strade Vietate? Come quelle di una classe dirigente, che parla di riforme , di cambio, ma poi sono é incapace di assumerli. Come i diritti civili. Come la terapia del dolore (vietata di fatto). Come le coppie non sposate senza diritti. Come i giovani. Di aborrire la guerra. Di non indebitare piu' i paesi giá spelliti dal debetito estero. Come l'esempio del senso del dovere. Del senso dello stato, della cittadinanza ("citoyenneté " come la chiamano i francesi). Come la ricerca della pace. Del dialogo.

Tutti divieti che l'uomo si auto-impone. Poi si ripromette di rimuoverli, ma segretamente continua a pensare che é meglio cosi', che le cose non cambiano, che i deboli siano sempre piu' deboli, che i malati soffrano il piú possibile, che l'irrazionale, l'odio, la paura e la superstizione restino vivi e vegeti. Divide et Imperat. Diviser pour mieux reigner.