lunedì, novembre 24, 2008

Austria docet

In Austria i socialisti del SPÖ ed i popolari del ÖVP sono giunti ad un accordo per governare in coalizione. L'articolo de Le Monde ricorda le tentazioni antieuropeiste e demagogiche dei socialisti austriaci, come a voler dimostrare ancora una volta che il PSE europeo (cosi come d'altra parte il suo fratello opposto del PPE) siano divenuti dei veri e propri fritti misti privi di una vera identità.

"La pietra della discordia tra le due formazioni riguardava l'impegno europeo del paese : lo SPÖ esprimeva la volontà di organizzare un referendum per ogni nuovo trattato europeo, cosa a cui si opponeva l'ÖVP. Alla fine i due partiti hanno deciso che un tale referendum non potrà essere organizzato she di comune accordo. Ostile a tale compromesso, il minisro degli esteri uscente, Ursula Plassnik (ÖVP), europeista convinta, ha annunciato di rinunciare al suo incarico di ministro che pur tuttavia che gli era stato riservato nel nuovo governo.

E' proprio la questione europea - e piu' precisamente la svolta euroscettica dello SPÖ - che il luglio scorso avevano provocato la caduta del governo di coalizione portando cosi' alla tenuta di nuove elezioni, elezioni che hanno visto lo SPÖ arrivare in testa (29,3% dei voti) davanti all'ÖVP (26%). I due partiti hanno pero' registrato un netto calo a vantaggio dell'estrema destra e dei populisti, i quali hanno ottenuto circa il 29% dei voti".

Allora dite qual'é la sfida del Partito Democratico? Qualle di navigare all'interno una grossa formazione multicolore o piuttosto quella di costituire una nuova forza al contempo davvero europeista e riformista? Un passo simile non solo é possibile ma é doveroso, e questo nel rispetto , o meglio per il rispetto, delle radici cristiano-sociali e socialiste del PD.

PS.: Oltre alla riflessione europeista questa faccenda austriaca deve farci riflettere sull'altra morale della storia: se nel tentativo di strappare voti alla destra estrema, la sinistra si affanna ad imitarla sino ad entrare nel terreno pericoloso dell'antieuropeismo e della demagogia nazionalista, beh i cittadini non si sbagliano e come dimostrano i risultati alla brutta copia preferiscono l'originale .

Sarkozy l'europeista

Qualche giorno fa ho partecipato alle votazioni del premio "Europeans of the Years", organizzate annualmente dalla rivista European Voice. Volevo pubblicizzare l'iniziativa su altri siti, ma é troppo tardi: le votazioni sono già chiuse.

Per quanto abbia espresso perplessità nei confronti del presidente francese prima e dopo la sua elezione, devo confessare che Nicolas Sarkozy ha condotto fino ad ora una presidenza dell'UE quasi impeccabile. Audace, forte e determinata. Nelle sue parole e nelle sue iniziative si intravede un visione europea ed europeista. Proprio per questo il presidente francese merita ai miei occhi il premio di europeo(europeista) del 2008.

Se le banlieues ed i problemi di emarginazione non erano e non sono per nulla il suo piatto forte, il presidente francese sta facedno prova di una volontà notevole in campo europeo. Gli restano ancora 3 anni di mandato vedremo se riuscirà a portare a termine un altra Maastrciht = notevole passo avanzi nell'integrazione comunitaria.

domenica, novembre 23, 2008

I falsi problemi europei del PD italiano

Qualche mese c'era chi discuteva del non dilemma europeo del Partito Democratico Italiano: aderire al gruppo dei socialisti europei del PSE di cui facevano parte i DS od a quello dei liberali dell'ALDE con cui stava la Margherita. In realtà, proprio come diceva Cristiana Alicata a suo tempo questa cosa é in realtà un non dilemma.

Nel corso degli ultimi 15 anni, il PSE ed i popolari del PPE, nel tentativo di crescere uno piú dell'altro hanno finito per perdere progressivamente la loro identità, il culmine di questa corsa é stato raggiunto con l'allargamento dell'Unione Europea del 2004. Anche se so che dire questo può dar fastidio la verità é che un pó come il rospo di Fedro, per cercare di essere sempre piú grossi i 2 partiti hanno finito per scoppiare. Come? Finendo per sclerotizzare quasi del tutto la loro vera natura, democristiana per gli uni, socialista per gli altri, ed europeista in entrambi i casi: per verificarlo basta andare a farsi un giro sul sito del Parlamento Europeo e dare uno sguardo alle forze politiche che li compongono. Nei due partiti si possono incontrare europeisti, antieuropeisti, riformisti, neocon, gaullisti, democristiani, socialisti, ecc. tutti riuniti in una sorta di fritto misto (privo di una vera identità).

Nell'Europa del 2008, la vera sfida del PD, ma anche di un PDL davvero europeista, non é certo quella di far parte del PSE o dei liberali dell'ALDE, come se si trattasse di uno tragico scontro ideologico: la vera sfida europea a cui ci si trova di fronte é semmai quella di costituire un soggetto politico europeo che sia al tempo stesso europeista e riformista, un soggetto che in Europa manca sempre di più.

Il Partito Democratico invece di perdersi attorno ad inutili dibattiti "PSE o ALDE" deve sapere cogliere questa opportunità che gli offre e cercare di raccogliere intorno a se le varie anime europeiste e riformiste che, smarrite, vagano per l'Europa. Una simile forza politica, europeista e riformista, permetterebbe al PD di assumere una sorta di leadership europeista, e se noi italiani crediamo in un Europa unita e solidale questa deve essere la direzione, quella di una forza che ha una visione di una Europa unita e coesa e che é capace di difenderla.

E' il momento per rimediare al difetto di quell'europeismo da chiacchiera che l'Italia si porta appresso passando all'azione e conducendo un offensiva europeista. Quando? Ora.

venerdì, novembre 21, 2008

Il falso problema della Turchia

Altrove ci si pone la domanda di sempre: si o no all'entrata della Turchia nell'UE? Confesso che nel croso del tempo ho potuto modulare il mio parere.

In assoluto non sono contrario all'adesione della Turchia ad un mercato unico e ad una unione doganale europea (CE). Sta di fatto che nelle attuali circostanze essa equivarrebbe ad affossare una UE che se non é agonizzante per lo meno risulta malfunzionante ed assai ingolfata.

Il vero problema non é quindi "allargamento alla Turchia si o no?", ma quello del rafforzamento e dell'evoluzione della costruzione europea. La realtà é che ci si trova davanti alla vecchia alternativa allargamento od approfondimento.

L'adesione dell'UE alla Turchia sarebbe sostenibile (e "durevole" per dirla alla francese) solo se preceduta da un approfondimento, ossia da un ulteriore passo verso l'unione politica.

In concreto a fronte di un unione economica europea allargata che andrebbe dal Mare del Nord all'Anatolia, si tratterebbe di costituire un soggetto confederale politicamente coeseo e costituito da 8-9 stati. Perché?

1) Perché se ci allraga senza ripensarsi e riformarsi un po' (allegerirsi)si muore di indigestione.

2) Perché gli avvenimenti degli ultimi giorni stanno a dimostrare come le sfide future si possono affrontnare solo se si impara a giocare in squadra. Vero signora Danimarca? Vero signora Svezia?

Altro che bombette nucleari e protezionismi ad oltranza proposti da nazionalisti sprovveduti....d'altronde la storia già si é incaricata di dimostrare dove portano delle misure del genere.

La necessità di una maggiore unione é un imperativo pratico, e non ideologico.

3)La costituzione di un simile soggetto solo puo' essere fatto in pochi, per ragioni politiche (molti non ci pensano per nulla) e pratiche.

giovedì, novembre 13, 2008

come a Renato

Quando ho visto l’autogol di Cicinho contro il Bologna, non ci potevo credere. Un capolavoro al contrario, quasi fosse voluto. Un colpo di testa impeccabile per un gol bellissimo, ma nella propria porta: un incubo insomma. Come a voler suggellare il carrierone romanista di questo panchinaro del Real Madrid che oltre tutto ha pure la faccia tosta di lamentarsi.

Mi sembra di rivivere i tempi di Renato: vent’anni fa. Giocatori accolti in pompa magna e non pagati proprio due lire. A Roma abbiamo oramai una tradizione in schiappe brasiliane. Cicinho insieme a Fabio Junior e Renato é oramai destinato ad entrare negli annali delle schiappe giallorosse.

Detto questo non posso tacere il mio malcontento nei confronti di una dirigenza incompetente, avida ed animata da interessi alieni ad ogni forma di romanismo (a differenza di Sensi padre). Se ogni anno giocatori come Cicinho vengono a ingrossare la rosa giallorossa e ci illuminano con questi capolavori, non é difficile capire chi sta dietro queste scelte.

gran forma

Prima parlavo di un articolo di Gramellini. Dicendo che ultimamente é davvero in gran forma (anche se in realtá secondo me non ha mai smesso di esserlo, solo che in questi ultimi giorni sembra particolarmente ispirato). La prova? Ecco: uno, due, tre e boom

da tradurre

L'altro giorno riportavo il link di un articolo in cui Ivan Scalfarotto raccontava in che situazione ci troviamo noi italiani all'estero, quando il curioso straniero intrigato inizia a riempirci di domdande riguardo l'attuale presidente del consiglio italiano ("Ma dimmi perché?", "Com'é?")

Su La Stampa di oggi un Massimo Gramellini in gran forma, scrive una cosa sul nostro Bar Lusconi: beh la prossima volta che uno straniero mi rifá quella domanda glielo traduco.

martedì, novembre 11, 2008

c'é ma non si vede

Ed io che mi lamentavo che in Italia, paese che si diceva "europeista" per eccellenza, nessun giornale aveva avuto l'idea di creare una sezione chiamata "Europa" separata da quella "Esteri", come ad indicare che in Europa ci viviamo, che l'Europa siamo noi, mica una chimer misteriosa.

Questa pratica diffusa in giornali come Le Monde faceva si che in alcune edizioni vi era una sezione intitolata "europa-affari interni" dedicata alla'attualità europea e francese. Ebbene solo oggi mi sono reso conto che pure in Italia c'é qualcuno che questa cosa la fa, che separa unaa sezione dedicata all'Europa da quella esteri: é Il Manifesto. Una ragione in piu' per sostenere questo giornale, aldilà delle proprie idee politiche.

PS.: E gli altri giornali italiani cosa aspettano?

essere italiano

ecco, si, si, é proprio cosi che vanno le cose per gli italiani all'estero (in particolar modo queli che vivono in Europa dove si seguono da piu' di vicino le tragicomiche italiche).

l'essere italiano di trasforma in un ambasciatore, per cui la domanda arriva quasi subito. scalfarotto spiega il resto.