Insomma a proposito di italiani che si autocriticano senza riconoscere i propri pregi, veniamo al dunque: in Italia si lamenta spesso di avere una sinistra autistica, anacronistica, irresponsabile e rinchiusa su sé stessa. Non mi riferisco a quella cosidetta di governo, ma piuttosto all'altra, quella chiamata "sinistra antagonista", quella che ha cercato e cerca di essere al contempo "di lotta e di governo". Insomma parlo di sinistra rifondarola e dintorni. La quale oltre alla sua bella dose di difetti e di colpe (a partire dall'irresponsabile affossamento del primo governo Prodi) si porta addosso pure qualche qualitá.
Ebbene sí, pure il comunismo italiano nel suo anacronismo novecentesco, se lo si guarda bene appare anni luce avanti rispetto ad altri compagni europei. La nostra sinistra, principalmente per merito di Berlinguer, fu capace di passare il guado che altre formazioni comuniste europee non hanno mai saputo ne voluto passare. Quello che divide un certo nazionalismo di sinistra dall'europeismo.
Se altre formazioni comuniste europee (Francia, Spagna, Belgio) si sono sistematicamente opposte all'integrazione europea, esprimendo una posizione quasi monolitica, questo non è stato il caso della sinistra antagonista italiana. La quale seppur in alcuni casi abbia espresso e continui ad esprimere una sua forma di disappunto, non è caduta nella trappola dei loro compagni europei, i quali ostinati nella loro critica eurofoba non hanno voluto vedere che l'integrazione europea non è in sé di destra o di sinistra ma si tratta più semplicmente di un percorso nel quale si cerca di imparare a convivere tra popoli e nazioni che si sono fatti la guerra fino all'altro ieri.
Il guaio è che l'unica alternativa che riescono ad offrire le suddette sinistre europee è il vecchio stato-nazione edulcorato da un vago sogno internazionalista. Ricordo certi slogan agghiaccianti durante la campagna referendaria francese sulla cosidetta costituzione europea. Ricordo pure che i comunisti francesi arrivarono financo ad opporsi all'entrata della Spagna e del Portogallo nel mercato cvmune, nel timore che i pezzenti del sud averebbero potuto rovinare ed affamare i buoni operai francesi.
Ebbene, nel mondo della sinistra "antagonista" nostrana si riesce a parlane di europeismo in un modo in cui gli altri compagni europei risultano incapaci. Fare l'Europa e concludere trattati che rafforzino la cooperazione istituzionale non sono un male. Anzi. Se si vuole costruire un'Europa di sinistra, invece del no a tutto, bisogna continuare in questa direzione ratificando i trattati e lavorando per rafforzare il cosidetto lato sociale. L'Europa diversa si fa con degli "a favore " e non solo a botte di "contro", e questo la sinistra italiana l'ha capito molto prima delle sue sorelle.
Ebbene sí, pure il comunismo italiano nel suo anacronismo novecentesco, se lo si guarda bene appare anni luce avanti rispetto ad altri compagni europei. La nostra sinistra, principalmente per merito di Berlinguer, fu capace di passare il guado che altre formazioni comuniste europee non hanno mai saputo ne voluto passare. Quello che divide un certo nazionalismo di sinistra dall'europeismo.
Se altre formazioni comuniste europee (Francia, Spagna, Belgio) si sono sistematicamente opposte all'integrazione europea, esprimendo una posizione quasi monolitica, questo non è stato il caso della sinistra antagonista italiana. La quale seppur in alcuni casi abbia espresso e continui ad esprimere una sua forma di disappunto, non è caduta nella trappola dei loro compagni europei, i quali ostinati nella loro critica eurofoba non hanno voluto vedere che l'integrazione europea non è in sé di destra o di sinistra ma si tratta più semplicmente di un percorso nel quale si cerca di imparare a convivere tra popoli e nazioni che si sono fatti la guerra fino all'altro ieri.
Il guaio è che l'unica alternativa che riescono ad offrire le suddette sinistre europee è il vecchio stato-nazione edulcorato da un vago sogno internazionalista. Ricordo certi slogan agghiaccianti durante la campagna referendaria francese sulla cosidetta costituzione europea. Ricordo pure che i comunisti francesi arrivarono financo ad opporsi all'entrata della Spagna e del Portogallo nel mercato cvmune, nel timore che i pezzenti del sud averebbero potuto rovinare ed affamare i buoni operai francesi.
Ebbene, nel mondo della sinistra "antagonista" nostrana si riesce a parlane di europeismo in un modo in cui gli altri compagni europei risultano incapaci. Fare l'Europa e concludere trattati che rafforzino la cooperazione istituzionale non sono un male. Anzi. Se si vuole costruire un'Europa di sinistra, invece del no a tutto, bisogna continuare in questa direzione ratificando i trattati e lavorando per rafforzare il cosidetto lato sociale. L'Europa diversa si fa con degli "a favore " e non solo a botte di "contro", e questo la sinistra italiana l'ha capito molto prima delle sue sorelle.
Nessun commento:
Posta un commento