lunedì, novembre 16, 2009

la sinistra italiana e l'europeismo: ultima

Parlando dell'europeismo della sinistra italiana chiudo il mio trittico con questi pezzi scelti da un aritcolo pubblicato qualche mese fa su Il Manifesto, giacché secondo me un'articolo europeista di questo tipo assai difficilmente apparirebbe su giornali e riviste di altre testate europee legate alla cosidetta sinistra antangonista. Insomma per una volta possiamo dirlo Viva l'Italia. Ora pero', dopo i post autocelebrativi, poche seghe ed al lavoro:

"A proposito dell’Unione Europea la sinistra dovrebbe avviare una seria riflessione autocritica. Per anni essa ha lamentato, giustamente, il deficit di democrazia dell’Unione generato dalla grande quantità di poteri e competenze trasferiti ad organi, come la Commissione e il Consiglio dei ministri, scarsamente rappresentativi e, soprattutto, sottratti ai limiti e ai vincoli imposti dalle costituzioni nazionali. Ma questa diagnosi si è poi tradotta, di fatto, in un’opposizione al processo costituente europeo, alla cui battuta d’arresto, soprattutto in Francia, la sinistra ha contribuito in maniera decisiva. Certamente il Trattato costituzionale europeo bocciato nel 2005 dal “no” referendario francese e olandese aveva molti difetti, il principale dei quali era quello di consistere in un testo pletorico e illeggibile che includeva, accanto alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione approvata a Nizza nel 2000, il vecchio trattato di Maastricht e poi di Amsterdam che disegnava – e tuttora disegna - un’Europa liberista basata unicamente sul mercato comune [...] Al di là delle intenzioni dell’elettorato di sinistra, esso ha insomma segnato, di fatto, la vittoria dei nazionalismi e dei sovranismi e perciò del sabotaggio del processo, certamente fragile e difficile, di costituzionalizzazione dell’Europa"

"L’integrazione europea, in quanto fattore di pace e di uguaglianza; come ogni processo di integrazione sovranazionale, essa è comunque un antidoto ai nazionalismi, ai localismi, ai razzismi e agli egoismi regionali che stanno prosperando e sviluppandosi, soprattutto in Italia. In secondo luogo per sottrarre l’Europa all’attuale dittatura dei mercati, che resterà tanto più forte e incontrastata quanto più debole sarà l’integrazione giuridica e politica dell’Unione. Giacché un mercato comune senza integrazione politica implica inevitabilmente l’opposizione di ciascuno Stato, a tutela della propria economia dalla concorrenza straniera, contro le politiche sociali e di intervento nell’economia degli altri Stati. Aiuti statali alle imprese, tutela dell’occupazione e politiche sociali suppongono insomma lo sviluppo di una sfera pubblica e di un costituzionalismo democratico di tipo europeo"

"Il (...) rafforzamento del costituzionalismo democratico proviene dall’introduzione di un doppio livello di garanzie dei diritti fondamentali. L’art.6 del Trattato di Lisbona, infatti, “riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 7 dicembre 2000”, cui attribuisce “lo stesso valore giuridico dei Trattati”. E l’art.53 della Carta afferma che “nessuna disposizione della presente Carta dev’essere interpretata come limitativa o lesiva dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali riconosciuti”, oltre che dalle varie convenzioni internazionali, “dalle costituzioni degli Stati membri”. La competenza della Corte di giustizia di Lussemburgo ne risulterebbe così allargata alle violazioni dei diritti stabiliti dalla Carta, aggiungendosi, come un ulteriore controllo di costituzionalità, alla giurisdizione delle Corti costituzionali statali, e offrendo perciò ai diritti fondamentali un secondo livello di garanzie. E anche questo, in tempi come quelli che stiamo vivendo, equivarrebbe a un freno prezioso alle derive in atto nel nostro paese".

[Luigi Ferrajoli, Il Manifesto]

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