Ieri leggendo un giornale ho scoperto che in qualche modo quest'anno si è celebrato il 4 novembre, giorno che segna l'anniversario dell'armistizio fra Italia ed Austria. Quel giorno finiva per l'Italia la Prima Guerra Mondiale. Per volonta del ministro della difesa è stata istituita una giornata delle forze armate, nonché festa dell'unità nazionale.
Sinceramente penso che il fatto che quel giorno fosse passato nel dimenticatoio della storia italiana non era un bene: non soltanto per il fatto che non si ricordassero i migliaia di soldati morti in combattimento, ma perché è un male non ricordare i massacri che si sono compiuti in Europa, per secoli terra di guerre e di conquiste.
Se fosse stato per me, se avessi avuto voce in capitolo, se fossi stato in consiglio dei ministri, beh avrei sí appoggiato il recupero del 4 novembre ma come festa dell'Europa o della pace o del ricordo, chiamalo come vuoi. E poi avrei lasciato che il 2 giugno si celebrasse la festa della forze armate. Insomma stavolta tocca dire bravo a Larussa, ma solo a metà.
Dimenticare le guerre ed i morti che si sono lasciate dietro equivale a banalizzarle. Se vogliamo costruire un'Europa forte basata sulla pace, la solidarietà e la fratellanza non possiamo permetterci di dimenticare le cose. Perché l'idea di Europa a cui oggi ci ispiriamo, è nata anche li, su quei campi battaglia, dove vicini si trovavano a spararsi l'un l'altro. E ricordarlo aiuta a non dare tutto per scontato (che si vive in pace, che si passa la frontiere senza passaporto, che si puo' andare a lavorare in un altro paese senza permessi, ecc).
Se non facciamo tutto questo il rischio è di buttare a mare tutti gli sforzi che sono stati fatti per costruire un'Europa diversa da quella che abbiamo conosciuto fino a 50 anni fa: un'Europa unita.
Sinceramente penso che il fatto che quel giorno fosse passato nel dimenticatoio della storia italiana non era un bene: non soltanto per il fatto che non si ricordassero i migliaia di soldati morti in combattimento, ma perché è un male non ricordare i massacri che si sono compiuti in Europa, per secoli terra di guerre e di conquiste.
Se fosse stato per me, se avessi avuto voce in capitolo, se fossi stato in consiglio dei ministri, beh avrei sí appoggiato il recupero del 4 novembre ma come festa dell'Europa o della pace o del ricordo, chiamalo come vuoi. E poi avrei lasciato che il 2 giugno si celebrasse la festa della forze armate. Insomma stavolta tocca dire bravo a Larussa, ma solo a metà.
Dimenticare le guerre ed i morti che si sono lasciate dietro equivale a banalizzarle. Se vogliamo costruire un'Europa forte basata sulla pace, la solidarietà e la fratellanza non possiamo permetterci di dimenticare le cose. Perché l'idea di Europa a cui oggi ci ispiriamo, è nata anche li, su quei campi battaglia, dove vicini si trovavano a spararsi l'un l'altro. E ricordarlo aiuta a non dare tutto per scontato (che si vive in pace, che si passa la frontiere senza passaporto, che si puo' andare a lavorare in un altro paese senza permessi, ecc).
Se non facciamo tutto questo il rischio è di buttare a mare tutti gli sforzi che sono stati fatti per costruire un'Europa diversa da quella che abbiamo conosciuto fino a 50 anni fa: un'Europa unita.
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