qualche giorno fa parlando con un amico spagnolo gli spiegavo che ero preoccupato per le pirme prestazioni della Roma in salsa ispano-americana. Aggiungevo che a detta di molti la squadra luis-enriquiana "ha una difesa fragile e non riesce a segnare". L'amico mi ha guardato perplesso. Già. Gli stavo parlando di una squadra di calcio che prende goal e non ne fa. Allora eccoli i bidoni.
Secondo me si sbaglia ad enfattizare il cambio di Totti, il problema è tattico. Una squadra svaccata, che dorme, non concretizza, si mangia palle-goal, ed in difesa tentenna persino con un avversaro modesto come lo Slovan Bratislava. E se ci inginocchiamo con rivali di questa stazza non oso immaginare il disastro che ci aspetta in Serie A. Già perché le sorti di una squadra che non segna e prende goal non è molto difficile da immaginare.
Il cambio di Totti infine è per me un problema "politico", è evidente che non puo' piu giocare 90' tutte le partite, come 10 anni fa. Se Luis Enrique ha commesso un errore è stato soprattutto culturale e d'immagine. Non ha capito in che città è arrivato e che tifo ha davanti. Tipo Zeman che arrivato alla Roma (e dopo 2 stagioni di Lazio oltretutto) disse: "il derby è un partita come un'altra". Dopo 4 sconfitte consecutive pero' imparo' la lezione. Ecco bisogna vedere se apprende pure Gigetto. Mah.
venerdì, agosto 26, 2011
mercoledì, agosto 17, 2011
il segreto di un successo
Qualche mese fa, verso Natale, El País pubblicò un lungo articolo dove raccontava ed analizzava i successi della nazionale spagnola di calcio "El factor humano al servicio de un esitlo". Ogni appassionato di calcio dovrebbe leggerlo. Spiega infatti la genesi di un squadra vincente e le dure scelte che un allenatore deve assumersi.
Più che di strategia e di tattica l'articolo parla di persone. Spiega che se il capitano era Casilas, il cervello, il vero leader carismatico della squadra era Xavi. A cui vanno parte dei meriti per aver contribuito a creare un gruppo davvero affiatato.
L'articolo offre un ritratto di Raúl piuttosto negativo, se non inquietante. L'ex idolo madrilista infatti sembrava essere diventato per la nazionale più un problema che un opportunità. Pare infatti che a differenza di Xavi vero leader carismatico della squadra, Raúl avesse una influenza negativa sul collettivo :
"Raul non è il prototipo di un grande capitano [...] Basa la sua autorità sulla forza della sua figura. È una persona scontrosa e non molto espressiva. Crea intorno a sé un ambiente molto chiuso"
Più che di strategia e di tattica l'articolo parla di persone. Spiega che se il capitano era Casilas, il cervello, il vero leader carismatico della squadra era Xavi. A cui vanno parte dei meriti per aver contribuito a creare un gruppo davvero affiatato.
L'articolo offre un ritratto di Raúl piuttosto negativo, se non inquietante. L'ex idolo madrilista infatti sembrava essere diventato per la nazionale più un problema che un opportunità. Pare infatti che a differenza di Xavi vero leader carismatico della squadra, Raúl avesse una influenza negativa sul collettivo :
"Raul non è il prototipo di un grande capitano [...] Basa la sua autorità sulla forza della sua figura. È una persona scontrosa e non molto espressiva. Crea intorno a sé un ambiente molto chiuso"
martedì, agosto 16, 2011
primarie argentine e fine del primato europeo
Domenica per la prima volta nella storia argentina hanno avuto luogo le elezioni primarie, per tutte i partiti. Le primarie, imposte per legge dall'ex presidente Nestor Kirshner sono infatti "aperte, simultanee ed obbligatorie".
Per me è chiaro in Europa siamo oramai sulla fase del declino. Alla sambuca. Mentre noi siamo ancora a parlare di riforme elettorali (vedi Italia, Francia, Spagna) altrove si cerca di rendere più aperta e trasparente la procedura in cui vengono composte le liste elettorali.
È vero in Italia esiste un dibattito riguardo l'applicazione delle primarie a tutti partiti ed anche alle intere liste elettorali, ma dibattito resta
Più in generale la sensazione è che la Storia, con la S maiuscola, non passi più per il nostro continente: e questo soprattutto per nostra volontà, addormentati sulle nostre glorie passate e sui nostri privilegi (in parte ottenuti vampirizzando le nostre ex-colonie) ora eleggiamo una classe politica sorniona ed incapace (qualche tempo Le Monde tuonava: "Questi ragazzini che ci governano"). Ci inginocchiamo davanti la finanza. Lasciamo che i mercati ci governino. Siamo noi i nuovi colonizzati.
Temo ci aspettino anni di conflitti sociali durissimi (ciò non vuol dire che sia rassegnato, anzi).
PS.: Certo il procedimento delle primarie argentine non sarà stato perfetto e questo primo esperimento democratico voluto dall'alto è somigliato una sorta di macrosondaggio plebiscitario. D'altra parte in Italia non era successo qualcosa di simile con le primarie del centro-sinistra (vedi appunto l'elezione plebiscitaria di Prodi e Veltroni). C'è bisogno di tempo affinché la cittadinanza prenda coscienza delle potenzialità di questo strumento e le vada adattando.
mercoledì, agosto 10, 2011
moti londinesi
Voglio parlare di Londra e dei moti in corso. A me è risultato immediato il parallelismo con i moti francesi del 2005. Sono potreste che nascono a partire da zone fortemente svantaggiate. Certo che le vetrine rotte ed i negozi saccheggiati non sono frutto di nessuna visione politica.
A mio avviso bisogna andare aldilà della lettura unicamenete incentrata sull’autoesclusione dei delinquenti ("colpa loro, che sono brutti, cattivi e basta").
Ok, d’accordo costoro son banditi e delinquenti. Ma come mai vivon tutti a Tottenham e non a Chelsea? Esiste a mio avviso un problema in termini di ghettizzazione. È evidente. Si tratta certamente di deliquenti senza nessuna visione politica ma son anche il frutto di una costante e miope politica (di ghettizzazzione ed esclusione).
Incentrare il discorso unicamente sull’aspetto della polizia, vuol dire non capire nulla e spianare il terreno per nuove esplosioni sociali.
A mio avviso bisogna andare aldilà della lettura unicamenete incentrata sull’autoesclusione dei delinquenti ("colpa loro, che sono brutti, cattivi e basta").
Ok, d’accordo costoro son banditi e delinquenti. Ma come mai vivon tutti a Tottenham e non a Chelsea? Esiste a mio avviso un problema in termini di ghettizzazione. È evidente. Si tratta certamente di deliquenti senza nessuna visione politica ma son anche il frutto di una costante e miope politica (di ghettizzazzione ed esclusione).
Incentrare il discorso unicamente sull’aspetto della polizia, vuol dire non capire nulla e spianare il terreno per nuove esplosioni sociali.
martedì, agosto 09, 2011
non è una coca cola
Domenica El País faceva notare che il modello Barça, ergo la Masia, la famosa scuola-vivaio barcellonese non è esportabile di sana pianta in qualsiasi posto del mondo. La scuola è una storia, una filosofia, un radicamento nel territorio. Non si tratta infatti di un prodotto imballato e facilmente esportabile in tutto il mondo.
Ecco questo mi fa pensare a quello che scrissi tempo fa riguardo al fatto che a Roma ci si illudesse di ricostruire il modello barcellonese semplicemente importandone un pezzetto.
Ecco questo mi fa pensare a quello che scrissi tempo fa riguardo al fatto che a Roma ci si illudesse di ricostruire il modello barcellonese semplicemente importandone un pezzetto.
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domenica, agosto 07, 2011
"J’ai tellement besoin d’amour"
Brigitte - Battez-vous from HK Corp on Vimeo.
Da un paio di giorni l'ascolto senza sosta. Consiglio: prima ascoltatela ad occhi chiusi concentrandovi sulla melodia. Solo in un secondo tempo guardatevi il video (niente male).
paillettes e burini
Forse nel mio purismo calcistico posso sembrare eccessivo, quasi che esortassi ad una specie di ritorno ad un epoca d'ora mai esistita. Però ditemi, non è vero che le paillettes sbrilluccicanti che lanciano in aria nelle cerimonie di premiazioni calcistiche sembrano una burinata?
Le premiazioni dei giocatori soli, a tu per tu con la coppa non esistono più, mi mancano. Scordiamoci le immagini dell'82 o di Maradona che solleva la coppa. Oggi salvo rare eccezioni le paillettes toccano quasi sempre (infatti solo la pioggia ci salva, vedi la cerimonia della Champions del 2008).
Abbiamo imitato il modello americano dei Superbowl. Solo che quello essendo legato alla cultura del paese dove si celebra è in qualche modo "autentico". Le nostre cerimonie di premiazioni son diventate delle grige imitazioni. Un po' kitsch. Un po' provinciali.
Le nostre cerimonie si sono inburinite, come i giocatori d'altronde. Ecco cosa diceva Luca Sofri della differenza fra le premiazioni dei mondiali di calcio del 1982 e del 2006:
"L'Italia aveva appena vinto i Mondiali spagnoli. La coppa è in mano a Dino Zoff, circondato dai suoi compagni [...] Come noi davanti alla foto, anche Zoff guarda la coppa. Non la esibisce, non è rivolto verso il pubblico, i fotografi, noialtri. Non dice: "Ecco guardate un po' cosa abbiamo combinato!". Zoff guarda la coppa porgendola a Gentile ed insieme la porge a tutti noi e pensa "prego, è anche vostra" con quell'aria da Zoff che aveva Zoff".
"Ventiquattro anni dopo la Nazionale italiana vinse di nuovo i Mondiali di calcio e le immagini di festa furono molto diverse. Sia sul campo che al Circo Massimo con i giocatori -"i gladiatori"- scatenati nell'esibizione di sé, dei propri corpi, del proprio orgoglio, della propria conquista. Era passata una generazione".
sabato, agosto 06, 2011
primarie alla francese
Il prossimo autunno in Francia si terranno le elezioni primarie per scegliere il candiato socialista alle elezioni presidenziali del 2012. Per la prima volta si tratterà si primarie aperte, sulla scia di quelle organizzate dalla sinistra italiano (esempio che però non viene mai menzionato dai socialisti francesi).
Gli ultimi sondaggi danno favorito François Hollande, leggermente davanti a Martine Aubry, l'attuale segretaria del partito. Se però andiamo a vedere le preferenze espresse dai deputati socialisti notiamo che le tendenze cambiano completamente: infatti la Aubry raccoglie i consensi del 45% dei propri deputati contro il 28% di Hollande.
Come spiegare cotanta differenza di consensi fra opinione pubblica ed apparato socialista? Probabilmente per varie ragioni:
- Primo perche è normale che l'apparato dimostri una certa obbedienza nei confronti della propria leader. Sopratutto se si consiedera che quella stessa leader è stata da loro eletta, attraverso elezioni primarie "chiuse".
- La seconda ragione è che il decisionismo ed i modi un po' bruschi della Aubry forse non garbano così tanto ed in fin dei conti risultano irritanti a molti francesi. François Hollande in questo risulta più sottile, meno irritante. Cerca sempre la via di mezzo, ed i suoi avversari lo criticano proprio per questo.
Davanti la proposta di liberalizzare le droghe leggere o davanti quella di abolire la sfilata militare del 14 luglio, Hollande esprime sempre il suo punto di vita chiaramente ma pesando le proprie parole ed evitando toni drastici e duri. Come invece fanno Martine Aubry ed ancor di più Segolène Royal, la quale però, essendo data oramai per spacciata dai sondaggi (13%), non ha altre alternativa se vuole cercare di recuperare consensi.
Detto questo mancano ancora due mesi al responso finale, ragion per cui i giochi rimangono apertissimi.
Gli ultimi sondaggi danno favorito François Hollande, leggermente davanti a Martine Aubry, l'attuale segretaria del partito. Se però andiamo a vedere le preferenze espresse dai deputati socialisti notiamo che le tendenze cambiano completamente: infatti la Aubry raccoglie i consensi del 45% dei propri deputati contro il 28% di Hollande.
Come spiegare cotanta differenza di consensi fra opinione pubblica ed apparato socialista? Probabilmente per varie ragioni:
- Primo perche è normale che l'apparato dimostri una certa obbedienza nei confronti della propria leader. Sopratutto se si consiedera che quella stessa leader è stata da loro eletta, attraverso elezioni primarie "chiuse".
- La seconda ragione è che il decisionismo ed i modi un po' bruschi della Aubry forse non garbano così tanto ed in fin dei conti risultano irritanti a molti francesi. François Hollande in questo risulta più sottile, meno irritante. Cerca sempre la via di mezzo, ed i suoi avversari lo criticano proprio per questo.
Davanti la proposta di liberalizzare le droghe leggere o davanti quella di abolire la sfilata militare del 14 luglio, Hollande esprime sempre il suo punto di vita chiaramente ma pesando le proprie parole ed evitando toni drastici e duri. Come invece fanno Martine Aubry ed ancor di più Segolène Royal, la quale però, essendo data oramai per spacciata dai sondaggi (13%), non ha altre alternativa se vuole cercare di recuperare consensi.
Detto questo mancano ancora due mesi al responso finale, ragion per cui i giochi rimangono apertissimi.
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arrivi e partenze
Mentre nell'estate dei nostri stenti l'Italia viene messa in ginocchia dai mercati e da un governo presieduto da un anziano rimbambito, mi permetto qualche considerazione sul mercato calcistico giallorosso. Mentre la Roma va completando la propria campagna acquisti possiamo valutare già da ora alcune mosse:
- Vucinic. Meglio così. Era troppo discontinuo. Forse con la Juve cambierà ritmo e diveterá continuo. O forse no.
- Borriello. È evidente non è un bidone e va tenuto, anche se poi è vero che il puledro ha una certa tendenza a scalpitare. Detto questo, temo che la cazzata (venderlo) sarà fatta.
- Menez. È un po' come Cassano, meglio averlo dato ora. Oltretutto con l'arrivo del giovane Bojan avrebbero potuto innescarsi dinamiche deleterie.
- De Rossi. Se poi ce n'è uno che spero che parta per davvero è "Capitan Futuro". Lo dico per lui, perché l'unico modo per salvarlo è allontanarlo da Roma. Bisognerebbe darlo in prestito all'estero almeno un anno o due. Per poi farlo tornare.
È chiaro che se De Rossi non da una svolta alla sua vita, il suo sentiero rischia di essere a senso unico (parabola inesorabilmente discendente). Bisogna agire allontanandolo da Roma e da certa gente ("malamente") che gli ruota attorno. Lo faremo? Ne saremo capaci? Temo di no. Almeno non quest'anno.
- Vucinic. Meglio così. Era troppo discontinuo. Forse con la Juve cambierà ritmo e diveterá continuo. O forse no.
- Borriello. È evidente non è un bidone e va tenuto, anche se poi è vero che il puledro ha una certa tendenza a scalpitare. Detto questo, temo che la cazzata (venderlo) sarà fatta.
- Menez. È un po' come Cassano, meglio averlo dato ora. Oltretutto con l'arrivo del giovane Bojan avrebbero potuto innescarsi dinamiche deleterie.
- De Rossi. Se poi ce n'è uno che spero che parta per davvero è "Capitan Futuro". Lo dico per lui, perché l'unico modo per salvarlo è allontanarlo da Roma. Bisognerebbe darlo in prestito all'estero almeno un anno o due. Per poi farlo tornare.
È chiaro che se De Rossi non da una svolta alla sua vita, il suo sentiero rischia di essere a senso unico (parabola inesorabilmente discendente). Bisogna agire allontanandolo da Roma e da certa gente ("malamente") che gli ruota attorno. Lo faremo? Ne saremo capaci? Temo di no. Almeno non quest'anno.
giovedì, agosto 04, 2011
missing
Caro Manifesto, per celebrare i tuoi 40 anni hai cambiato abiti. Hai fatto un po' di cambi. Tagliato e cucito. Ed hai levato la pagina sportiva. Scomparsa. Che peccato.
Era una della prime pagine che andavo a vedere quando sfogliavo il giornale. Autentica poesia sportiva. Che ora non c'è più. E così rimane un vuoto.
Perché non tornate a scrivere di sport come facevate prima? Eravate fra i migliori. Anzi senza fra, i migliori.
Era una della prime pagine che andavo a vedere quando sfogliavo il giornale. Autentica poesia sportiva. Che ora non c'è più. E così rimane un vuoto.
Perché non tornate a scrivere di sport come facevate prima? Eravate fra i migliori. Anzi senza fra, i migliori.
figlio di un'altra epoca
L'intervento in aula di Silvio Berlusconi di ieri non mi h a deluso, nella misura in cui non suscitava in me nessuna aspettativa. Mi aspettavo il nulla, ed il nulla c'è stato. Parole vane. E difficoltà di afferrare il presente .
Si percepisce oramai che Silvio Berlusconi si trova a governare un mondo (ed un Italia) che non capisce. Gli parlano di crisi finanziaria mondiale e lui dice che è tutta questione di pessimismo. Gli parlano di downgrading, di tassi galoppanti, di PIB, di crack, di attaccato di mercati e lui giustamente non capisce. Perchè "giustamente"?
Qualcuno disse che una persona come Winston Churchill avrebbe potuto essere Prino Ministro e brillare solo in quelle circostanze, difficilissime. Io dell'attuale Presidente del Consiglio italiano penso più o meno la stessa. Una persona come lui non poteva che avere successo a ridosso degli anni dell'abbondanza. "Figlio degli anni '80" Berlusconi era il simbolo di un paese sbrilluccicante, paillettes, soldi e champagne. Delle spese folli, dell'inflazione galoppante, del finché ala barca và. Un paese che non c'è più.
Ora questo signore simbolo ed emblema di una società opulenta si trova a dover governare una lunga epoca di austerità. E non sa che pesci pigliare. E la cosa che è ancora più preoccupante è che non lo sanno nemmeno i suoi giovani consiglieri.
Non è un caso che il suo noioso discorso di ieri pare sia stato scritto da due persone che politicamente si sono formate anche esse negli opulenti anni craxiani: Brunetta e Sacconi.
È finita un'epoca. Ed è ora di cambiare stile e modi. E possibilmente anche di iniziare a governare il paese per davvero.
Si percepisce oramai che Silvio Berlusconi si trova a governare un mondo (ed un Italia) che non capisce. Gli parlano di crisi finanziaria mondiale e lui dice che è tutta questione di pessimismo. Gli parlano di downgrading, di tassi galoppanti, di PIB, di crack, di attaccato di mercati e lui giustamente non capisce. Perchè "giustamente"?
Qualcuno disse che una persona come Winston Churchill avrebbe potuto essere Prino Ministro e brillare solo in quelle circostanze, difficilissime. Io dell'attuale Presidente del Consiglio italiano penso più o meno la stessa. Una persona come lui non poteva che avere successo a ridosso degli anni dell'abbondanza. "Figlio degli anni '80" Berlusconi era il simbolo di un paese sbrilluccicante, paillettes, soldi e champagne. Delle spese folli, dell'inflazione galoppante, del finché ala barca và. Un paese che non c'è più.
Ora questo signore simbolo ed emblema di una società opulenta si trova a dover governare una lunga epoca di austerità. E non sa che pesci pigliare. E la cosa che è ancora più preoccupante è che non lo sanno nemmeno i suoi giovani consiglieri.
Non è un caso che il suo noioso discorso di ieri pare sia stato scritto da due persone che politicamente si sono formate anche esse negli opulenti anni craxiani: Brunetta e Sacconi.
È finita un'epoca. Ed è ora di cambiare stile e modi. E possibilmente anche di iniziare a governare il paese per davvero.
martedì, agosto 02, 2011
povertà
Da diverso tempo passeggiando per le strade di Parigi e Bruxelles avevo avuto come l'impressione di vedere sempre più "barboni". Mendicanti, senza tetto. Gente senza mezzi. Ogni volta più numerosi. Beh a quanto pare non è solo un'impressione mia.
lunedì, agosto 01, 2011
la locomotiva trainata
Questi giorni Le Monde sta pubblicando un romanzo di fantapolitica. A puntate. Si tratta di un modo per spingere i lettori a non smettere di comprare il giornale ad agosto.
Bene, il romanzo a puntate in questione di chiama: "Terminus pour l'€uro" ossia Capolinea per l'€uro, inteso come fine. La premessa è la seguente: nel maggio 2012 subito dopo essere stato rieletto Sarkozy apprende da fonti americane che i tedeschi hanno deciso di ristampare il Marco.
Vado al sodo, ad un certo punto del racconto viene immaginato un dialogo fra l'ambiasciatore francese a Berlino ed il ministro Bruno Le Maire (Politiche Agricole), inviato a Berlino in missione speciale, in qualità di germanofono e germanofilo. Durante la conversazione ad un certo punto l'ambasciatore dice una cosa interessante:
Certo questa rimane una conversazione inventata da uno scrittori, tant'è, quest'ultima frase pare contenere una innegabile verità. 60 dopo ci si ricorda la ragione per cui era nato il progetto europeo, cercare di tenere a bada l'irruente temperamento tedesco attraverso un compromesso multilaterale. Insomma siamo noi tutti che abbiamo aiutato i francesi ed i tedeschi ad intendersi, e non il contrario. Insomma è il treno che traina la locomotiva.
Bene, il romanzo a puntate in questione di chiama: "Terminus pour l'€uro" ossia Capolinea per l'€uro, inteso come fine. La premessa è la seguente: nel maggio 2012 subito dopo essere stato rieletto Sarkozy apprende da fonti americane che i tedeschi hanno deciso di ristampare il Marco.
Vado al sodo, ad un certo punto del racconto viene immaginato un dialogo fra l'ambiasciatore francese a Berlino ed il ministro Bruno Le Maire (Politiche Agricole), inviato a Berlino in missione speciale, in qualità di germanofono e germanofilo. Durante la conversazione ad un certo punto l'ambasciatore dice una cosa interessante:
"Si dice spesso che l'Europa avanza grazie alla locomotiva franco-tedesca. Per quel che mi riguarda, dopo tutti questi anni, sono giunto alla convinzione che è vero il contrario. In realtà l'Europa serve ancora oggi per la ragione per cui era stata inventata: ovvero gestire una relazione franco-tedesca strutturalemnte squilibrata e conflittiva. Son gli altri che ci fanno rimanere insieme e non noi due che assicuriamo l'unità europea"
Certo questa rimane una conversazione inventata da uno scrittori, tant'è, quest'ultima frase pare contenere una innegabile verità. 60 dopo ci si ricorda la ragione per cui era nato il progetto europeo, cercare di tenere a bada l'irruente temperamento tedesco attraverso un compromesso multilaterale. Insomma siamo noi tutti che abbiamo aiutato i francesi ed i tedeschi ad intendersi, e non il contrario. Insomma è il treno che traina la locomotiva.
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