L'intervento in aula di Silvio Berlusconi di ieri non mi h a deluso, nella misura in cui non suscitava in me nessuna aspettativa. Mi aspettavo il nulla, ed il nulla c'è stato. Parole vane. E difficoltà di afferrare il presente .
Si percepisce oramai che Silvio Berlusconi si trova a governare un mondo (ed un Italia) che non capisce. Gli parlano di crisi finanziaria mondiale e lui dice che è tutta questione di pessimismo. Gli parlano di downgrading, di tassi galoppanti, di PIB, di crack, di attaccato di mercati e lui giustamente non capisce. Perchè "giustamente"?
Qualcuno disse che una persona come Winston Churchill avrebbe potuto essere Prino Ministro e brillare solo in quelle circostanze, difficilissime. Io dell'attuale Presidente del Consiglio italiano penso più o meno la stessa. Una persona come lui non poteva che avere successo a ridosso degli anni dell'abbondanza. "Figlio degli anni '80" Berlusconi era il simbolo di un paese sbrilluccicante, paillettes, soldi e champagne. Delle spese folli, dell'inflazione galoppante, del finché ala barca và. Un paese che non c'è più.
Ora questo signore simbolo ed emblema di una società opulenta si trova a dover governare una lunga epoca di austerità. E non sa che pesci pigliare. E la cosa che è ancora più preoccupante è che non lo sanno nemmeno i suoi giovani consiglieri.
Non è un caso che il suo noioso discorso di ieri pare sia stato scritto da due persone che politicamente si sono formate anche esse negli opulenti anni craxiani: Brunetta e Sacconi.
È finita un'epoca. Ed è ora di cambiare stile e modi. E possibilmente anche di iniziare a governare il paese per davvero.
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