In questo momento Barça e Real Madrid stanno disputando la prima delle loro quattro sfide. I media annunciano pompasamente l'evento. I telecronisti strepitano. Eppure io non vedo niente di speciale. Solo le solite due squadre che si sfidano da anni monopolizzando il futból spagnolo. Ci si potrà pure entusiasmare per lo spirito della Macía, il gioco di Messi, le triangolazioni di Xavi. Certo.
Ma in fondo è sempre la solita minestra. Il potere sempre in mano hai soliti. Poi dicono che il calcio non è una metafora della vita. Macché: tale e quale.
Il mondo va avanti con i suoi cicli, le sue dinamiche impietose. Come il calcio. Tic-Tac-Tic-Tac-Tic-Tac. Barça-Real-Barça-Rela-Barça-Real. Poi ogni tanto, all'improvviso, arriva la sorpresa che non ti aspetti. La squadra capace di scardinare il sistema per un attimo. La pennellata colorata.
Solo che gli ultimi anni di pennellate colorate in Spagna come in Italia, se ne vedono sempre di meno. Ed i campionati diventano sempre più monotoni. Bianconero. Blaugrana. Rossonero. Merengue. Neroazzurro.
In queste circostanze per quanto appaia assai difficile, in cuor mio spero sempre in uno scherzo del destino.
sabato, aprile 16, 2011
¿clásico?
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venerdì, aprile 15, 2011
il sultano e le ragioni della sua corte
È oramai cosa nota che durante una cena con i corrispondenti della stampa estera, l'attuale Presidente del Consiglio italiano, abbia accennato ad un eventuale staffetta con l'aAngelino Alfano. Non era la prima volta che il Premier italiano si lasciava a considerazioni simili.
Senonché, apriti cielo, i vari colonelli piedellini non hanno affatto gradito la confidenza berlusconiana, che in men che non si dica è stata appunto smentita (che strano eh?). I vari Verdini, Cicchitto e Matteoli vari si sono affrettati a dire che son tutte fantasie. Ma perché tanta fretta? Perchè tanto timore?
Perché forse loro stessi ambiscono a quel posto? No, visto che non sembrano avere né le capacitá, né l'autorità, né il carisma necessario.
Perché pensano che uno come Silvio dove lo trovi? Che non c'è nessun che lo può sostituire in termine di consensi? Forse.
Secondo me però la verità è un'altra. Il Sultano è oramai alla Sambuca. Non controlla più la situazione. Ed attorno a Lui è il caos. O meglio il Circo, con la c amiuscola. Un viavai sfrenato di nani e ballerine politici, che, entrati nelle sue grazie, si scatenano sapendo che ora hanno carta bianca e che questa situazione a loro favorevole durerà solo finché Lui sarà al potere.
La corte del Sultano è insomma perfettamente cosciente che a partire dal momento in cui Lui faccia un passo indietro e venga nominato un Reggente, il Circo finirà e loro non si potranno più permettere tante libertà.
Evidentemente ogni potente ha la cua corte, ed a ogni cambio di potere corrisponde, per così dire, un cambio di cortigiani. Ma il caos in tale momento è tale e tanto (ricorda per certi apsetti gli ultimi giorni del craxismo) che la Corte piedellina è perfettamente cosciente che appena il Sultano abdicherà a favore di un successore (trattasi di morachia) le cose cambieranno radicalmente. Finirà il Bazar insomma.
La nullità politiche, che popolano il paritto solo in virtù della simpatia che il Sultano nutre nei loro confronti, sarebbero insomma spazzate via. La presenza di un leader giovane ed energico limiterebbe il margine di manovra dei cortigiani piedillini che si troverebbero così orfani del loro generoso e confuso "mecenate".
Insomma il Bazar berlusconiano conviene a troppi nel seno del PDL, e questi troppi hanno interesse a che questa situazione di anrchico status quo duri il più possibile. Non tanto per paura di una (improbabile) vittoria dell'opposizione quanto per il fatto stesso che un Caligola così che permette tutto a tutti non lo troveranno più da nessuna parte.
Anche per questo, le possibilità che il (non) governo arcorese duri tutti i suoi 5 anni sono decisamente elevate. Lo status quo giova a troppe persone in seno al PDL. Povero paese.
Senonché, apriti cielo, i vari colonelli piedellini non hanno affatto gradito la confidenza berlusconiana, che in men che non si dica è stata appunto smentita (che strano eh?). I vari Verdini, Cicchitto e Matteoli vari si sono affrettati a dire che son tutte fantasie. Ma perché tanta fretta? Perchè tanto timore?
Perché forse loro stessi ambiscono a quel posto? No, visto che non sembrano avere né le capacitá, né l'autorità, né il carisma necessario.
Perché pensano che uno come Silvio dove lo trovi? Che non c'è nessun che lo può sostituire in termine di consensi? Forse.
Secondo me però la verità è un'altra. Il Sultano è oramai alla Sambuca. Non controlla più la situazione. Ed attorno a Lui è il caos. O meglio il Circo, con la c amiuscola. Un viavai sfrenato di nani e ballerine politici, che, entrati nelle sue grazie, si scatenano sapendo che ora hanno carta bianca e che questa situazione a loro favorevole durerà solo finché Lui sarà al potere.
La corte del Sultano è insomma perfettamente cosciente che a partire dal momento in cui Lui faccia un passo indietro e venga nominato un Reggente, il Circo finirà e loro non si potranno più permettere tante libertà.
Evidentemente ogni potente ha la cua corte, ed a ogni cambio di potere corrisponde, per così dire, un cambio di cortigiani. Ma il caos in tale momento è tale e tanto (ricorda per certi apsetti gli ultimi giorni del craxismo) che la Corte piedellina è perfettamente cosciente che appena il Sultano abdicherà a favore di un successore (trattasi di morachia) le cose cambieranno radicalmente. Finirà il Bazar insomma.
La nullità politiche, che popolano il paritto solo in virtù della simpatia che il Sultano nutre nei loro confronti, sarebbero insomma spazzate via. La presenza di un leader giovane ed energico limiterebbe il margine di manovra dei cortigiani piedillini che si troverebbero così orfani del loro generoso e confuso "mecenate".
Insomma il Bazar berlusconiano conviene a troppi nel seno del PDL, e questi troppi hanno interesse a che questa situazione di anrchico status quo duri il più possibile. Non tanto per paura di una (improbabile) vittoria dell'opposizione quanto per il fatto stesso che un Caligola così che permette tutto a tutti non lo troveranno più da nessuna parte.
Anche per questo, le possibilità che il (non) governo arcorese duri tutti i suoi 5 anni sono decisamente elevate. Lo status quo giova a troppe persone in seno al PDL. Povero paese.
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razzismo assasino
"Queste canaglie non ci odiano per quello che facciamo, scriviamo o diciamo. Ci odiano per quello che siamo. Vittorio Arrigoni corrompeva con i suoi “vizi occidentali” la gioventù mussulmana, e veniva dall’Italia, un “Paese infedele”. Non c’è niente di più simile al razzismo: l’odio nei confronti dell’altro non per quello che fa, né per quello che pensa, ma per ciò che è" [Giovanni Fontana, Il Post]
giovedì, aprile 14, 2011
eurovisione 2011 - il mio pronotisco i miei gusti
Quest'anno mi sono preparato scrupolosamente al festival dell'Eurovisione, che tra l'altro dopo una lunga assenza vedrà il ritorno dell'Italia. Questo il mio giudizio.
Musicalemente parlando ci sono vari pezzi di buona qualità. Il pezzo italiano di Raphael Gualazzi e quello "a capella" dei belgi Witloof Bay, entrambi così jazzy-groovy, son sicuramente fra i migliori. Vanno poi menzionati il pezzo finlandese con un tono intimista neo-cantautorale e quello della cantante svizzera Anna Rossinelli(che voce!). Questi i miei preferiti.
Occhio però anche al vigoroso pezzo rock turco (video in alto) ed a quello danese, che fa tanto stile Travis.
Considerando che fra i criteri che definiscono i vincitori del festival vi è anche la coreografia kitch, meritano una (grande) menzione d'onore l'Irlanda con il pezzo Lipstick. E poi la serba Nina, musicalmente più armoniosa (e meno tamarra) dei gemellini irlandesi. Dico solo che il suo look anni '60 vale largamente il voto.
Bilancio finale: per chi losegue è evidente che il festival nonostante la sua deriva trash sembra conoscere una certa evoluzione musicale, si copiano i gruppi famosi e si seguono le correnti della musica pop più in voga, ma va constatato che musicalmente parlando si migliora davvero. Come dire: un po' meno di strasses e paillettes e più udito.
Su chi scometterei per la vittoria? Sui Danesi, ma anche sui Turchi (deve essere il mio lato rockettaro-mediterraneo), senza però perdere di vista gli altri che ho già menzionato (svizzeri, italiani, belgi e finlandesi). Infine menziono una possibile vittoria a sorpresa dai Balcani (Serbia), ma non ci credo mica tanto (non mi dispiacerebbe però).
una società aperta
Io considero una buona notizia il fatto che un eterosessuale venga eletto presidente di un'associazione in difesa dei diritti gay. C'è chi invece manifesta stupore. Una società aperta e tollerante è a mio avviso una società dove l'uno si prende cura dell'altro indipendentemente dal colore della sua pelle, dalle sue credenze o dal suo orientamento sessuale, quindi una decisione così è un passo avanti. Io ti difendo non per forza perché facciam parte della stessa minoranza, ma perché penso che sei un cittadino i cui diritti vanno rispettati.
mercoledì, aprile 06, 2011
il numero fisso
Ieri ho ricevuto una email di un'amica aquilana. Mi comunicava il suo numero fisso. A Teramo. Dove vive dal 6 Aprile 2009, quando, all'indomani del terremoto, decise di stabilirsi lì con la sua famiglia. Aveva i mezzi per arrangiarsi da sola e lo fece.
Il fatto che l'annuncio del numero fisso mi arrivi proprio a 2 anni dal terremoto, non è un caso: mostra come la speranza di tornare a L'Aquila, inizialmente presente, al giorno d'oggi non esiste più.
La città ferita è oramai in un coma disperatamente profondo. Dove ogni iniziativa viene ostacolata e bloccata, dove la gente viene multata e portata in commisariato se poco poco prova ad avvicinarsi alla propria casa per sistemarla.
La speranza è morta. Il paese è morto. Abbandonandomi ad un impeto melancolico-intimista mi verrebbe da chiudere la mail con quel vecchio grido punk: No future. In L'Aquila. In Italy.
Bentornata!
Eccola di nuovo, la buona e vecchia Inter che conoscevamo. Quasi mi mancava, dopo 5 anni.
lunedì, aprile 04, 2011
il capello
Ritorno solo ora sull'argomento a seguito di un commento letto su Facebook. Tempo fa, quando su Youtube apparse l'intervista concessa alla CNN dalla nota "papi girl" Nicole Minetti, mi fecero infastidire certi tipi di commenti, come quello del direttore di Vanity Fair Italia, nei quali si faceva notare che la signorina in questione per definirsi madrelingue, l'inglese non lo parlava poi così bene, e che faceva i suoi belli erroretti.
A me questo tipo di commenti sembravano davvero stupidi. Primo perché detti da italiani mi sapevano un po' di invidia. E poi perché ci scordiamo che parliamo di un paese che dopo De Gasperi ha dovuto aspettare ben 40 anni per avere un altro Premier capace di parlare correttemente almeno una lingua straniera (Giuliano Amato). Senza dimenticare che di italiani che parlano male la propria lingua, a partire dal sottoscritto, ce ne sono davvero tanti.
Cerchiamo di essere chiari: la Minetti a me non piace per nulla e non rappresenta certo il mio modello di politico. Però questo tipo di critica mi sembra francamente inopportuno. Perché la Minetti l'english lo parla bene. Lo parla come una persona madrelingua che però non ha mai vissuto in un paese di quella stessa lingua. Una persona mediamente aperta queste cose le dovrebbe sapere. E dovrebbe sapere, per dire, che il figlio di filippini che è nato e vissuto in Italia, sarà perfettamente bilingue italiano-tagalo, solo che il Tagalo lo parlerà un po' a modo suo, e non proprio come un filippino che è sempre nato è vissuto lì (e forse dirà "Nagpunta ako sa questura" piuttosto che "Nagpunta ako sa estasyon ng pulis").
Se non ci piace la Minetti donna politica, e ci da fastidio, è bene contrastarla argomentando politicamente senza mettersi a guardare il capello e rifugiarsi dietro critiche ridicole come queste.
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sabato, aprile 02, 2011
vamos napoli
C'è chi più darwinamiente vede le cose in un modo e chi preferisce vederele in un altro:
Quest'anno per il bene del paese bisogna sperare che sia il Napoli a vincere lo scudetto, per chiudere così con dieci anni di grigio strapotere delle tre gemelle del nord. E pure per dare un po' di speranza a questo spese, per far capire che un'altra Italia è davvero possibile.
Quest'anno per il bene del paese bisogna sperare che sia il Napoli a vincere lo scudetto, per chiudere così con dieci anni di grigio strapotere delle tre gemelle del nord. E pure per dare un po' di speranza a questo spese, per far capire che un'altra Italia è davvero possibile.
venerdì, aprile 01, 2011
credere ancora
Ma davvero i lampedusani credono ancora nell'uomo della provvidenza? 2 anni dopo l'esperienza aquilana (e dopo più di 8 anni di governo) davvero credono ancora che quest'uomo, visibilmente stanco ed indebolito, possa salvare l'Italia?
A Napoli la situazione resta quella che era, L'Aquila nn esiste più. E noi ancora a credere nell'uomo della provvidenza? Ma davvero non abbiamo ancora imparato nulla?
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