martedì, giugno 05, 2007

Ci risiamo
















Caravaggio, Giuditta che taglia la testa ad Oloferne, Galleria Barberini, Roma


Stamattina, entrando nell'autobus mi era parso di intravedere qualcosa nel giornale del vicino, ma non ci ho fatto caso ed ho continuato a dormire. Poi giunto sul posto di lavoro ho avuto la conferma della bella notizia.

L'organizazzione che difende la lotta armata (ETA) per ottenere l'indipendenza dei Paesi Baschi si dichiara pronta a riprendere la battaglia "per agire su tutti i fronti in difesa dei Paesi Baschi". Dei pazzi.

Era da vari giorni che insistevo con i compagni spiegandogli che ció che ostacola davvero le ambizioni basche é quel gruppo che difende la lotta armata. Quel gruppo blocca tutto. Impedisce qualsiasi tipo di discussione ambiziosa con Madrid.

Anzi il suddetto gruppo senza rendersene conto diventa il motivo che permette ai Governi (Aznar) di adottare politiche bushiste in cui in nome del terorrismo di rifiuta tutto a tutti "perché ne va del bene del paese". E cosi' viene troncata ogni possibilitá di dialogo.

E' la logica del tanto peggio tanto meglio. Sicuramente oggi, qualcuno, nella sede di qualche partito politico si é detto felice della fine della tregua, perché sa che potrà ricavare voti facendo leva sulla paura delle persone.

Nelle attuali circostanze c'é qualcosa che si puo' ottenere con la violenza che non si ottiene con altri mezzi? No.
Sono stati immolati intelletuali, politici, poliziotti. Per ottenere che?
Dolore, morte, disperazione. E non si esce dal circolo.

Il problema e' che questo gruppuscolo, che gode di un appoggio di una fetta della popolazione basca che oscilla tra il 15% al 30%, eccitta ancora di piu' l'altro nazionalismo quello spagnolista ed impedisce un vero dialogo, e con esso un vero incontro di culture. Ed é quello che é necessario. Avvicinare la gente.

Il vero problema e' che gli spagnoli come gli europei non si conoscono: a Madrid non esiste un liceo dove si studi qualche nozione di lingua o di storia basca o catalana. Sicché non e' raro che si incontrano giovani Madrid, di Siviglia o di Valencia che nonostante studi universitar pensano credano che l'ikurriña, la bandiera dei Paesi Baschi, sia la Bandiera della banda armata ETA . Dove si puo' andare avanti di 'sto passo?

Al processo politico ed alla lotta contro la violenza bisogna affiancare un vero processo educativo. Un processo in cui i politici, gli intelletuali ed i media cotribuiscano smettendo di associarie il popolo basco ai terroristi e permettendo al popolo si conosca davvero.

E questo é un processo lungo, ma solo cosi' Spagnoli ed Europei potranno avvicinarsi. Possiamo contare se siamo uniti, e per essere uniti é necessaria una forte volontá politica su tutti i fronti: su quello istituzionale ma anche su quello educativo, e tutto cio' a prezzo di un grande sforzo. Che pero' sará ricompensato.

Per fare tutto questo bisogna crederci davvero. Fino adesso a fronte di belle dichiarazioni si é vista poca volontá politica. Non c'é, perché in molti sanno che finché il conflitto rimarra vivo nei Paesi Baschi potranno trarne voti. Il bene del popolo? Macché, semmai tutto per il potere.

Fino a ché si insistirà ad educare la gente in identitá monolitiche non si va da nessuna parte. Dobbiamo imparare ad associare radicamento nel proprio territorio, tradizione ed apertura. Capire che si puo essere uniti nella diversitá, che nonostante il fatto che siamo diversi, perché ogni persona é diversa dall'latra, siamo parte di una stessa storia, di uno stesso destino (per dirla comi gli U2 "we are one but we are not the same, we should carry each other"). Questo é valido per tutti: Europei, Baschi e Spagnoli.

Perché e' nostro dovere capirci, ascoltarci ed sostenerci. E' nostro dovere perché senno' coreremo sempre il rischio di cadere nella spirale dell'odio, dell'incomprensione e de lla vendetta.

La vita é giá complicata di per se ed anche relativamente corta. Che senso ha alimentare odio e rifugiarsi in assurde identitá assassine ed in chiusure mentali?

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