lunedì, settembre 12, 2011

dal nord della Francia

Se vi capita di passare per una città del Nord della Francia chiamata Lille. Non perdetevi:
  • La fabbrica di t-shirt Gallodrome (anche se per caprine l'umore bisogna avere un minimo di conoscenza locale)
  • La Piscine, l'antica piscina di Roubaix trasformata in museo
  • La Carbonnade, il Welsh e le birre locali (i primi due son decisamente pesantini ma la terza dovrebbe aiutarne la digestione)

ed il paese fece boom!



La scorsa settimana ho visto un film degli anni 60 con Alberto Sordi. "Il boom" di Vittoria de Sica.

Il film è profetico. Descrive una società completamente alienata nel suo tenore di vita in stile "dolce vita".

Una società di cui il protagonista ne è l'emblema. Un personaggio che per reggere il suo tenore di vita costosissimo cosa fa? Vende la macchina costosa? Licenzia la domestica? Cambia il lussuoso attico per un appartamento più modesto. Macché. Manco per sogno. Anzi, per mantenere il suo tenore di vita finisce per vendersi un occhio. Piuttosto che cambiare il suo modo di vivere, cambia il proprio corpo.

Questa è l'Italia. Ha vissuto e votato per anni vendendosi prima un occhio, poi un braccio, poi le orecchie. Pensando così di risolvere i suoi problemi. Ma sí, dai, tanto che sarà. Evadi quì. Leva una tassa là. Ed ora eccola al varco varie elezioni e spese folli dopo. Finalmente obbligata a fare i conti col suo futuro (e col suo passato).

crisi morale

Il giornalista francese Jean Quatremer qualche settimina fa, di ritorno dalle vacanze in Grecia, ha pubblicato nel suo blog un lungo reportage dove descriveva il paese che aveva percorso. La sua conclusione è che la crisi che la Grecia più che una crisi economica vive una vera e propria crisi morale.

Sicché son rimasto un po' sorpreso davanti il ritratto di questo paese dove evadere le imposte è quasi un atto dovuto, e dove chi evade lo fa sfacciatamente, oltretutto davanti uno Stato compiacente. Questa descrizione mi ha fatto pensare ad un altro posto, che conosco bene.

giovedì, settembre 08, 2011

ufo giallorosso

L'anno scorso ad inizio campionato mi dichiaravo moderatamente pessimista.

Quest'anno invece penso che la mia squadra rappresenti un vero punto interrogativo. Fra l'arrivo di una banda di speculatori finanziari americani, quella di un tecnico straniero improvvisato ed il quasi azzeramento della formazione precedente penso che sia davvero difficile avere un opinione precisa sulla Roma che verrà. Certo i primi passi non sono stati per niente promettenti.


Há vida em Roma?

mercoledì, settembre 07, 2011

rosso come il cuore

L'amico Andrea, romanista sessantenne mi scrive incazzatisimmo. Dice che per colpa di Luís Enrique non ci vede più della rabbia. Che tanta arroganza non si può. Che non ci si improvvisa allenatori in un batter d'occhio. Che Totti non è perfetto ma va comunque rispettato e gestito correttamente, convincendolo che può dare ancora molto se utilizzato a tempo parziale.

Io, guardo Andrea e gli dico cosa penso:

1) Che è vero quello che dice sul Capitano, È evidente che Totti non può più giocare tutte le partite 90', come 10 anni fa. È chiaro che lentamente bisogna assicurare una transizione dall'epoca tottiana. Non però a botta di dichiarazioni imbarazzanti e di cambi umilianti ma poco a poco. Sapendo gestire il Capitano

È normale che poco a poco bisognerà traghettare Totti verso la "pensione", ma non in questo modo. Con dolcezza semmai e con abilità.

2) Baldini non ha avuto tutti i torti a dire quello che ha detto sul Capitano (che sul suo primato c'ha marciato un po' sopra). Ma appunto perché è un dirigente romanista (in pectore) Baldini certe cose non può dirle pubblicamente. Un conto è se le dice in privato ed un altro se lo fa attraverso la stampa con tanto di dichiarazione ufficiale.

A Luis Enrique ed a Baldini bisognerebbe chiedere maggior circospezione. Il secondo da vecchio volpone saprà adattarsi. Sul primo non so (e qui arriviamo al secondo punto).

3) Luis Enrique. Gestire Totti in quel modo senza sapere cosa rappresenta per i romanisti è pura follia. Non che prova di un mix di arroganza ed ignoranza. Se vuoi cambiare le cose devi farlo adattando i codici locali. A Roma non si parla catalano.

Da uomo che scopre una terra straniera, da subito Luís Enrique avrebbe dovuto trovarsi 2 o 3 persone che gli spiegassero la Roma. La sua storia. I suoi tifosi. A quanto pare non lo ha fatto. E si vedono gli effetti.

Le cose si cambiano dolcemente non a botta di uscite arroganti. Se Luís Enrique vuole durare deve imparare a capire linguaggi e codici romani. Altrimenti fa la fine di Carlos Bianchi. Puro harakiri.