"Il giorno dopo il fallimento dell'Europa il gioco preferito è far finta che tutto sia andato per il meglio. La Grecia se la dovrà vedere sostanzialmente da sola, con durissime misure di politica economica interna (taglio della spesa, delle pensioni, deflazione salariale ulteriore). Il pallino è passato in mano al Fondo monetario internazionale (Fmi), con il bel risultato che un paese dell'Unione europea - anzi, uno dei sedici che hanno adottato l'euro - cercherà di evitare la bancarotta come un qualsiasi paese del terzo mondo. Quando deve dimostrare di esserci, l'Europa non esiste [...]
Il meccanismo approvato a Bruxelles, infatti, prevede un prestito diretto da parte del Fmi (10 miliardi), e una seconda linea di intervento (15 miliardi) affidata ai singoli paesi della Ue. Dovessero bastare i primi...Anche la Bce, dopo aver alzato la voce, ha preferito abbassare i toni. E' infatti evidente che per l'istituto da cui dipende la moneta unica vede una «cessione di sovranità» nell'intervento del Fmi. «E' come se gli Stati uniti - ha spiegato ieri l'economista Jean Paul Fitoussi - avessero chiesto aiuto al Fondo per risolvere i problemi della California, che sono altrettanto strutturali e gravi di quelli greci». A chi gli obiettava che, in fondo, l'Europa non è esattamente uno stato federale, Fitoussi ha risposto appesantendo la critica: «l'Europa è il primo paese del mondo in termini di Pil». E quindi "non ho capito perché l'Europa non ha fatto da sé, facendo funzionare la normale solidarietà nell'Unione, discutendo in Consiglio e senza mettere i popoli gli uni contro gli altri".
[Francesco Piccioni, Il Manifesto, 28-3-2010]