Ieri si compiva un anno dal terremoto aquilano. Federico d'Orazio, forse il migliore blogger "terremotato" insieme a Diceche.com, racconta:
"Ricordo mamma chiudere la porta di casa a chiave. Mi è sembrato un gesto assurdo; non lo era. Ricordo che scendendo le scale incontravamo i nostri vicini, ma era come se non ci fossero. Ricordo che arrivato al primo piano, e poi a piano terra, vedendo i danni ho pensato “Qui, non ci torneremo mai più” [...] La gioia di vedere che le nostre macchine c’erano ancora. L’orrore, un minuto più tardi, nel passare sopra muri di case vicine caduti a terra per allontanarci, e recuperare mia nonna, poco distante.
La notte, trascorsa in strada sotto casa loro, a 100 metri dalla mia. Guardando il centro, e le luci del castello; si vedeva una polvere gialla, sollevarsi dal centro. Il freddo che faceva, e quello scuotimento che non erano brividi.
L’attesa della luce del giorno, per vedere bene cosa fosse successo. L’illusione, che fosse tutto appena finito. Eravamo, invece, appena all’inizio".
"Ricordo mamma chiudere la porta di casa a chiave. Mi è sembrato un gesto assurdo; non lo era. Ricordo che scendendo le scale incontravamo i nostri vicini, ma era come se non ci fossero. Ricordo che arrivato al primo piano, e poi a piano terra, vedendo i danni ho pensato “Qui, non ci torneremo mai più” [...] La gioia di vedere che le nostre macchine c’erano ancora. L’orrore, un minuto più tardi, nel passare sopra muri di case vicine caduti a terra per allontanarci, e recuperare mia nonna, poco distante.
La notte, trascorsa in strada sotto casa loro, a 100 metri dalla mia. Guardando il centro, e le luci del castello; si vedeva una polvere gialla, sollevarsi dal centro. Il freddo che faceva, e quello scuotimento che non erano brividi.
L’attesa della luce del giorno, per vedere bene cosa fosse successo. L’illusione, che fosse tutto appena finito. Eravamo, invece, appena all’inizio".
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