"Hai mai pensato di fare cinema? Hai un gran bel viso" (Simona Ventura a Francesca De André, sulle immagini di culo & tette della proprompente giovinotta)
"In un paese in cui un semplice sacchetto della monnezza pare un problema insormontabile, le scorie nucleari sarebbero presentate come caramelle inoffensive" (Alessandro Robecchi, Il Manifesto)
"Era stato accolto nella Città Eterna da vero Imperatore. Cinquemila tifosi della Roma avevano sfidato il caldo estivo per assistere allo Stadio Flaminio alla sua presentazione con la maglia giallorossa. Sembrava l'inizio di una nuova grande avventura, l'ultima chance di riscatto per un campione che si era perso e aveva già provato a ritrovarsi" (Il Messaggero)
Come non detto, dopo vari piatti di amatriciane e di pajata, il nostro ci lascia e se ne torna in Brasile. Meglio così, per tutti quanti.
La Roma si congeda nuovamente dalla Champions league, e lo fa nel peggiore dei modi. Espulsioni, rigori sbagliati, colpi proibiti e la bellezza di 6 gol incassati. Il tutto contro una squadra ucraina.
Dal nostro ritorno nella corte dei Campioni, nel 2001, non siamo stati capaci di andare più in la dei quarti di finale. Quest'anno è andata anche peggio. Questa è l'ennesima dimostrazione che così com'è la nostra squadra è una spanna sotto le grandi.
La concretezza di squadre come l'Atletico Madrid od il Siviglia [...] mi fanno invidia. Invidia se comparate ad una squadra ed ad un tifo, come il nostro, che, seppur grandi, non smettono di baloccarsi in sogni assurdi ("vincemo 'a Champions Legauge", "semo 'a quinta squadra d'Europa"). Invidia perchè vedo squadre che seppur dall'organico leggermente inferiore a quello romanista riescono ad imporsi. Noi invece mai. Mai. Sfioriamo l'impresa, ma poi al dunque cadiamo, sistematicamente. Per mala sorte forse, ma anche per demeriti nostri.
Parliamo, parliamo troppo. Sogniamo. Ci perdiamo in descrizioni fantasmagoriche della nostra squadra mentre nel frattempo la bacheca dei trofei continuiamo a mantenerla pressoché vuota (ed imploverita). Vorrei più concretezza. Vorrei una squadra sincera, stradarola e vincente. Non uno champagne di quart'ordine ma un vino locale che sappia di terra, di sole e dell'amore infinito ed unico della sua tifoseria. Un vino capace di fare innamorare anche i palati più fini. Insomma una squadra nostra.
"I nostri giocatori stanno vivendo un momento di confusione: trattati da fenomeni per stipendi e attenzione dei media in Italia si scoprono bidoni come passano la frontiera" (Massimo Mazzitelli, Repubblica)
Era forse da Persepolis che non vedevo un film di animazione (leggi cartone animato) che mi ha toccato così tanto. Quando potrete vederlo non perdetevi quindi "Chico & Rita". Il regista Fernando Trueba ed il designer Javier Mariscal (conosciuto per essere il creatore di Cobi) hanno associato i loro talenti per dare vita alla più grande produzione spagnola in termini di cartone animato.
Saranno i disegni naif, sarà la musica di Bebo Valdés, sarà la struggente storia d'amore in salsa cubana, alla fine il film appare come un piccolo gioiello.
PS.: Se mai lo vedrete, cercate di vederlo in lingua originale, non foss'altro che l'accento cubano dei protagonisti non è un ingrediente qualsiasi di questa storia.