L'altra sera, a Montercarlo, l'Atletico Madrid si è aggiudicato la Supercoppa Europea battendo l'Inter con un sonoro e meritato 2-0. Al fischio finale ero contento ma sotto sotto ero pure un po' seccato.
Ero contento perchè vedere lo sfavorito vincere è una sorpresa. Assistere allo spettacolo di Davide che uccide Golia e trionfa è sempre un'impresa ammirabile. Qualcosa che restituisce un pò si giustizia. Come dire: il gioco di squadra e la grinta qualche differenza la possono fare ancora.
Come dicevo ero pure un pò seccato. Seccato perchè pensavo di nuovo alle 1000 ocassioni mancate della mia squadra, la Roma, che una settimana prima aveva perso miseramente contro l'Inter in Supercoppa. L'ennesima finale buttata al vento. Persa un po' per superficialità ed un po' per svogliataggine.
La concretezza di squadre come l'Atletico Madrid od il Siviglia (che un paio di anni fa riuscì pure lei nell'impresa di vincere Coppa UEFA e Supercoppa Europea) mi fanno invidia. Invidia se comparate ad una squadra ed ad un tifo, come il nostro, che, seppur grandi, non smettono di baloccarsi in sogni assurdi ("vincemo 'a Champions Legauge", "semo 'a quinta squadra d'Europa"). Invidia perchè vedo squadre che seppur dall'organico leggermente inferiore a quello romanista riescono ad imporsi. Noi invece mai. Mai. Sfioriamo l'impresa, ma poi al dunque cadiamo, sistematicamente. Per mala sorte forse, ma anche per demeriti nostri.
Parliamo, parliamo troppo. Sogniamo. Ci perdiamo in descrizioni fantasmagoriche della nostra squadra mentre nel frattempo la bacheca dei trofei continuiamo a mantenerla pressoché vuota (ed imploverita). Vorrei più concretezza. Vorrei una squadra sincera, stradarola e vincente. Non uno champagne di quart'ordine ma un vino locale che sappia di terra, di sole e dell'amore infinito ed unico della sua tifoseria. Un vino capace di fare innamorare anche i palati più fini. Insomma una squadra nostra.
Nessun commento:
Posta un commento