L'episodio raccontato da Guido Ruotolo su La Stampa non pare isolato, l'altro inviato del Corriere a Bengasi, Lorenzo Cremonesi, raccontava ieri della reazione dei libici quando venivano a conoscenza che era italiano:
"Arrivando ieri a Bengasi da Tobruk abbiamo trovato un'atmosfera da «missione compiuta». Ma anche rabbia, tanta rabbia contro il «dittatore criminale» e soprattutto contro l'Europa (in prima fila l'Italia) accusata di essere stata prima complice e adesso spettatrice troppo passiva dei crimini di questo regime in coma, eppure ancora pronto a massacrare impunemente la sua gente in piazza"
Dopo aver fatto finta di nulla davanti il bacio alla mano del nostro Premier, ora chi non lo sapeva, all'improvviso scopre che Ghedaffi è una specie di Pol Pot, di generale Videla de noanstri libici. Un assassino, uno che fra un discorso farneticante ed un altro, non esita a far bombardare la propria popolazione ed a far massacrare i feriti ricoverati negli ospedali, tanto per dare l'esempio. Il popolo libico non ha difficoltà a ricordare le relazioni imbarazzanti intessute dal nostro Premier col loro dittatore e quando vedono un italiano non esitano a interpellarlo.
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