sabato, gennaio 15, 2011

Tunisia: la democrazia è possibile



















In alcuni dei discorsi che hanno fatto seguito alla cacciata di Ben Alì c'è qualcosa che non mi quadra. É l'idea che senza un dittatore la popolazione di un paese come la Tunisia essendo incapace di vivere democraticamente finirà per versare nel caos e quindi nel fondamentalismo islamico. E' la stessa idea che ha guidato i silenzi del governo italiano (e di quello francese). Senza dittattore insomma sarebbe subito regime islamico. Per cui meglio un Ben Alì oggi che un Bin Laden domani.

Prima di tutto bisogna ricordare che i moti tunisini sono nati spontaneamanete: non si è trattato infatti di un'azione promosssa da una nazione straniera o da un qualsivoglia movimento politico o religioso. In secondo luogo bisogna ricordare soprattutto che la Tunisia presenta una struttura demografica e dei tassi di alfatezzazione diversi dal resto Maghreb e del mondo arabo.

Riconosco che non si può certo pretendere che il modello democratico arabo che verrà sia una copia perfetta di quello europeo, giacchè ogni cultura ha le sue proprie specifità (vedi caso sudamericano).

Se però oggi si pensa che il popolo tunisino sia incapace di vivere in democrazia senza sfociare in una dittatura islamica, ieri si sarebbe dovuto pensare lo stesso per il Portogallo salazarista o la Spagna franchista. Eppure questi 2 Stati europei, sono stati la dimostrazione che una transizione pacifica è possibile, e che il popolo sa essere alla sua altezza. Data la situazione demografica ed educativa della Tunisia, esistono per il popolo tunisino le condizioni per un reale radicamento democratico.

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