Due giorni fa hanno assegnato il nobel per le medicina a tre scienzati ed i media italiani si sono cos'i avventati sulla notizia rivendicando l'italianità di uno di questi tre signori, Mario Capecchi.
Eppure come hanno fatto notare Mario (che agli amici si presenta come Morio) é americano per cultura e per formazione. Pare che Capecchi sia immigrato da piccino negli States e che di italiano ne mastichi davvero poco (vedi intervista).
Poi sono i media italiani che si divertono descrivendo un Italia che non esiste (il paese che non c'é appunto) dondolando i lettori nel sogno del "genio italico" i cui sforzi vengono ricompensati. Rincompensati si', aggiungo io, ma all'estero. Perché in Italia ai genii notrani chi se li fila?
Nel paese dei baroni non c'é posto per i genii. Perché costoro dovrebbero rompere un sistema in cui le cattedre e gli assegni di ricerca sono destinati ai figli dei figli dei figli dei baroni?
Genio italico e questioni di nazionalità a parte questo blog, vuole ricordare che a quanto pare l'utlima volta che un medico italiano vinse un nobel per il lavoro fatto in Italia risalga al 1906. Quanta strada ha fatto la meritocrazia italiana in un secolo!
La cosa davvero triste e che nel 2007 gli italiani dotati di genio devono letteralmente "fuggire" dallo stivale e dalle faide dei baroni nostrani affinché il loro talento venga finalmente riconosciuto. Strade di Francia, come già in passato, lamenta e denuncia lo stato preoccupante se non quasi inesistente della ricerca in Italia e dell'assoluta assenza di una qualsivoglia forma di meritocrazia.
Eppur le corporazioni italiche, cosi come la compiancente classe politico-dirigente, non se ne curano affatto ("che me frega del nobel! basta che conservo la "mia" cattedra per me e per i miei scagnozzi") e la barca va a fondo....
il Nobel in Chimica ed il Nobel di Fisica sono stati vinti da tre scienzati (due tedeschi ed un francese) i quali vivono, lavorano ed insegnano nel loro paese di nascita. Quanto tempo dovrà passare prima che accadda una cosa del genere ad un italiano (tipo vinca un Nobel, vivendo e lavorando nello Stivale)?
Fino a prova contraria sono gli italiani che vanno in Francia, UK, USA e financo in Spagna e non viceversa. Se un giorno saranno i francesi o meglio gli americani a sgomitare per venire da noi a fare ricerca ed a insegnare vorrà dire che qualcosa sarà cambiato. Quanto é lontano questo giorno?
Eppure come hanno fatto notare Mario (che agli amici si presenta come Morio) é americano per cultura e per formazione. Pare che Capecchi sia immigrato da piccino negli States e che di italiano ne mastichi davvero poco (vedi intervista).
Poi sono i media italiani che si divertono descrivendo un Italia che non esiste (il paese che non c'é appunto) dondolando i lettori nel sogno del "genio italico" i cui sforzi vengono ricompensati. Rincompensati si', aggiungo io, ma all'estero. Perché in Italia ai genii notrani chi se li fila?
Nel paese dei baroni non c'é posto per i genii. Perché costoro dovrebbero rompere un sistema in cui le cattedre e gli assegni di ricerca sono destinati ai figli dei figli dei figli dei baroni?
Genio italico e questioni di nazionalità a parte questo blog, vuole ricordare che a quanto pare l'utlima volta che un medico italiano vinse un nobel per il lavoro fatto in Italia risalga al 1906. Quanta strada ha fatto la meritocrazia italiana in un secolo!
La cosa davvero triste e che nel 2007 gli italiani dotati di genio devono letteralmente "fuggire" dallo stivale e dalle faide dei baroni nostrani affinché il loro talento venga finalmente riconosciuto. Strade di Francia, come già in passato, lamenta e denuncia lo stato preoccupante se non quasi inesistente della ricerca in Italia e dell'assoluta assenza di una qualsivoglia forma di meritocrazia.
Eppur le corporazioni italiche, cosi come la compiancente classe politico-dirigente, non se ne curano affatto ("che me frega del nobel! basta che conservo la "mia" cattedra per me e per i miei scagnozzi") e la barca va a fondo....
il Nobel in Chimica ed il Nobel di Fisica sono stati vinti da tre scienzati (due tedeschi ed un francese) i quali vivono, lavorano ed insegnano nel loro paese di nascita. Quanto tempo dovrà passare prima che accadda una cosa del genere ad un italiano (tipo vinca un Nobel, vivendo e lavorando nello Stivale)?
Fino a prova contraria sono gli italiani che vanno in Francia, UK, USA e financo in Spagna e non viceversa. Se un giorno saranno i francesi o meglio gli americani a sgomitare per venire da noi a fare ricerca ed a insegnare vorrà dire che qualcosa sarà cambiato. Quanto é lontano questo giorno?
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