Tibet, Europa
Seppur qualcosa sembri muoversi all'orizzonte, la storia del Tibet e della non reazione europea ci fa riflettere . Da qualche tempo a questa parte si lamenta che gli europei, male informati, non si appassionino per il progetto europeo e se ne disinteressino. E' vero, é un peccato, bisognerebbe fare di più. Ma se il cammino percorso da quel 25 marzo 1957 (Trattati di Roma) ad oggi ci ha regalato dei bei traguardi, viene da chiedersi se é davvero questa l'Europa che vogliamo. E se questa Europa può davvero suscitare gli entusiasmi?
Un'Europa che in nome della realpolitik davanti alle palesi violazioni di diritti umani, mantiene il capo chino e fa finta di nulla (salvo qualche dichiarazione «cosmetica») per non compromettere le sue relazioni commerciali con la Cina. Qualche voce si é levata, qualche leader qualcosa l'ha detto e qualcun'altro a suo tempo un gesto già l'aveva fatto.
Noi europei campioni dei diritti umani e del welfare andremo quindi tutti a Pechino senza batter ciglio, come se nulla fosse accaduto. Davvero oseremo tanto?
La creazione di un mercato comune é stato un traguardo importante ma se l'Europa conserva il libero scambio ed il commercio come suo unico ideale, come si può pretendere di entusiasmare gli europei? Il benessere materiale é importante ma esso deve essere affiancato da un ideale, una speranza. Un'Europa senza un vero ideale, senza una vera speranza (il rispetto della persona, la dignità umana, la ricerca della pace, ecc ) é un'Europa vuota, priva di ogni appeal. Un guscio vuoto, una «coquille vide» per dirla alla francese
Possibile non esista una via di mezzo fra il rompere i rapporti umiliando i cinesi (nei corsi di diplomazia si insegna che quando si negozia con gli asiatici non bisogna mai fagli «perdere la faccia»)ed un gesto che non sia solo proclamatorio? C'é qualcuno che propone un boicottaggio della cerimonia inaugurale da parte dei leader europei. C'é poi chi finalmente si impegna a ricevere il Dalai Lama senza temere i ricatti cinesi. Avanti Europa ora spetta a te: alza la testa e se ci sei batti un colpo.
Il divide et impera é vecchio come il cucco. In tutto il mondo é la stessa cosa. Lo stesso in Spagna dove Aznar ha cercato di mettere gli spagnoli contro baschi e catalani e viceversa. tutto questo per ottenere una manciata di voti. Il popolo é facile dividerlo piu' difficile é riunirlo ricompattarlo.
La vera trovata del Giuliano e del José Maria sarebbe stata quella di riuscire a creare un consenso. ma é troppo difficile. Meglio un po' di populismo e di radicalismo identitario. No?