La settimana scorsa ai funerali di stato dell'ex presidente argentino Kirchner, era presente Trinindad Jimenez, attuale ministra degli esteri spagnola e con lei l'ex premier socialista Felipe Gonzalez. Invece pare che non ci fosse manco un rappresentante del governo italiano, manco mezzo ministro. Niente.
Evidentemente non è la prima volta, che accade una cosa del genere e poi, direte voi, quando affitti se devi mandare un rappresentante governativo ai funerali di tutti gli ex-presidenti. A parte il fatto che Kirchner era ancora in attività, bisogna poi precisare che l'Argentina non è per noi uno Stato qualsiasi: parliamo di un paese il cui DNA è praticamente mezzo italiano. Un paese con il quale, per via degli storici legami migratori, avremo potuto intessere un'importante alleanza. Ma non c'è nulla da fare a Roma, non ce ne siamo mai curati troppo, perdendo così l' ennesima opportunità.
In tutto ciò non c'entra Berlusconi, né la nostra abile classe diplomatica (pochi mezzi, molto talento), c'entra la perenne distrazione italiana e la reale visione di una politica estera. Ne avevamo già parlato qualche anno fa, in occasione dell'elezione di Cristina Krichner, quando al governo c'era ancora Romano. Momenti come questi, seppur simbolici, sono l'occasione per dimostrare la vicinanze fra due paesi. Questa cosa gli spagnoli l'hanno capito benissimo, noi invece, che siamo "de' coccio", non lo vogliamo proprio capire.
Evidentemente non è la prima volta, che accade una cosa del genere e poi, direte voi, quando affitti se devi mandare un rappresentante governativo ai funerali di tutti gli ex-presidenti. A parte il fatto che Kirchner era ancora in attività, bisogna poi precisare che l'Argentina non è per noi uno Stato qualsiasi: parliamo di un paese il cui DNA è praticamente mezzo italiano. Un paese con il quale, per via degli storici legami migratori, avremo potuto intessere un'importante alleanza. Ma non c'è nulla da fare a Roma, non ce ne siamo mai curati troppo, perdendo così l' ennesima opportunità.
In tutto ciò non c'entra Berlusconi, né la nostra abile classe diplomatica (pochi mezzi, molto talento), c'entra la perenne distrazione italiana e la reale visione di una politica estera. Ne avevamo già parlato qualche anno fa, in occasione dell'elezione di Cristina Krichner, quando al governo c'era ancora Romano. Momenti come questi, seppur simbolici, sono l'occasione per dimostrare la vicinanze fra due paesi. Questa cosa gli spagnoli l'hanno capito benissimo, noi invece, che siamo "de' coccio", non lo vogliamo proprio capire.
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