domenica, agosto 07, 2011

paillettes e burini



Forse nel mio purismo calcistico posso sembrare eccessivo, quasi che esortassi ad una specie di ritorno ad un epoca d'ora mai esistita. Però ditemi, non è vero che le paillettes sbrilluccicanti che lanciano in aria nelle cerimonie di premiazioni calcistiche sembrano una burinata?

Le premiazioni dei giocatori soli, a tu per tu con la coppa non esistono più, mi mancano. Scordiamoci le immagini dell'82 o di Maradona che solleva la coppa. Oggi salvo rare eccezioni le paillettes toccano quasi sempre (infatti solo la pioggia ci salva, vedi la cerimonia della Champions del 2008).

Abbiamo imitato il modello americano dei Superbowl. Solo che quello essendo legato alla cultura del paese dove si celebra è in qualche modo "autentico". Le nostre cerimonie di premiazioni son diventate delle grige imitazioni. Un po' kitsch. Un po' provinciali.

Le nostre cerimonie si sono inburinite, come i giocatori d'altronde. Ecco cosa diceva Luca Sofri della differenza fra le premiazioni dei mondiali di calcio del 1982 e del 2006:

"L'Italia aveva appena vinto i Mondiali spagnoli. La coppa è in mano a Dino Zoff, circondato dai suoi compagni [...] Come noi davanti alla foto, anche Zoff guarda la coppa. Non la esibisce, non è rivolto verso il pubblico, i fotografi, noialtri. Non dice: "Ecco guardate un po' cosa abbiamo combinato!". Zoff guarda la coppa porgendola a Gentile ed insieme la porge a tutti noi e pensa "prego, è anche vostra" con quell'aria da Zoff che aveva Zoff".

"Ventiquattro anni dopo la Nazionale italiana vinse di nuovo i Mondiali di calcio e le immagini di festa furono molto diverse. Sia sul campo che al Circo Massimo con i giocatori -"i gladiatori"- scatenati nell'esibizione di sé, dei propri corpi, del proprio orgoglio, della propria conquista. Era passata una generazione".

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